Luci e ombre: il caso di Sabrina mostra le due facce di Crema
La drammatica vicenda della scomparsa di Sabrina Beccalli, fa risaltare un’altra faccia di Crema, quella di cui nessuno parla – per comodità o vergogna -. La bella cittadina sul Serio, gioiellino lombardo, nasconde, ma neppure troppo, un substrato di fragilità e ombre che, forse anche complice il periodo di lockdown, in questa estate 2020 è emerso con violenza, nel senso stretto del termine.
A fine luglio, nel giro di 24 ore, sono morte due donne: quella che si è data fuoco in un campo alle porte della città e la senzatetto spirata per acoltellamento in uno stabile dismesso della ex ferriera. Vite segnate da gravi problemi, dalla dipendenza, dalla solitudine.
Ma la città è sempre stata ‘divisa’, nel sentire dei cremaschi. E allora Crema finisce sui media nazionali per la pellicola di Guadagnino, ma anche due volte in un’estate per la cronaca nera. 20 anni fa c’era già la differenza tra quartieri: quelli del centro storico e quelli più periferici relativamente ai quali si parlava di gruppi di ragazzini che si azzuffavano ogni sabato sera. Negli anni ’90 via Bramante veniva descritta dagli adulti a noi bambini come il Bronx.
Crema si divide tra i locali malfamati e quelli ‘pettinati’. La ‘CCC’, la Crema Che Conta, è sempre esistita e non si è mai spostata. Nel frattempo si è creata una generazione di persone ‘normali’ a cavallo tra i due estremi, ma la parte più buia si è estesa. I motivi possono essere infiniti: dalla crisi economica che ha messo in ginocchio classi sociali già sfortunate, all’abbassarsi dell’età media in cui ci si approccia al consumo di sostanze.
Ci sono bar, quartieri, rioni, che questo disagio lo vivono ogni giorno, magari cercano anche di attenzionare, di dare una mano a risolverlo – come la vicina che la notte del 15 agosto ha sentito il grido di aiuto di Sabrina e ha avvertito i carabinieri – ma che in ogni caso lo subiscono. E il bollino della zona malfamata, una volta appiccicato, non lo si stacca più. Allora i quartieri si spopolano lasciando spazio a buchi neri di case e strade perfetti per la microcriminalità che man mano inghiotte luoghi e, soprattutto, persone.
Ambra Bellandi