Sanfilippo e lo studio sui numeri del contagio: per raddoppiare prima servivano 5 giorni, adesso 21
Di lui avevamo già parlato a marzo quando, nel pieno dell’epidemia da Coronavirus, aveva annunciato primi buoni segnali. Questi, nonostante la sofferenza di quelle settimane, si erano poi concretizzati a partire dal mese di aprile, ma di certo i dati e le tabelle statistiche di Francesco Sanfilippo, già assessore alla Cultura di Casalmaggiore e oggi di stanza a Stavanger, in Norvegia, sono una cartina di tornasole per capire il comportamento del virus. Non in termini medici o scientifici, ma statistici, appunto.
Perché saper leggere le curve del contagio aiuta a prevedere quello che potrà accadere. Per provare così a rispondere alla domanda fatidica: ci aspetta un nuovo lockdown? La risposta è nei numeri e sarà soprattutto nei giorni a venire, fino al 7 settembre, non a caso scelta come data di stop delle restrizioni annunciate domenica dal Governo, quando si avranno le idee più chiare. Intanto Sanfilippo prova a spiegare il suo grafico: “Questo mostra i nuovi contagiati giorno per giorno in Italia a partire dal 24 febbraio (primo giorno in cui i dati della diffusione del COVID sono stati raccolti) fino al 16 agosto. I dati sono mostrati in scala logaritmica, vale a dire che salendo da una linea orizzontale alla successiva il numero raddoppia. Questa scala permette di visualizzare come nei due periodi di crescita del contagio, cioè tra febbraio e marzo e a partire da metà luglio, il tempo necessario per raddoppiare il numero di nuovi casi sia stato costante ma diverso in valore assoluto: circa 5 giorni nel periodo peggiore, e circa 21 giorni in queste ultime settimane”.
“Sono numeri molto diversi, che fanno la differenza – spiega Sanfilippo – tra una situazione di emergenza acuta e una di emergenza gestibile. Tuttavia, il fatto che in entrambi i casi il tasso di raddoppio sia costante indica che la modalità di diffusione del virus sia la stessa. Quello che fa la differenza tra 21 giorni e 5 giorni sono tutte le misure di contenimento che gli italiani stanno continuando ad adottare, e che non potevano essere adottate a febbraio, quando la gravità del problema non era ancora stata riconosciuta e quando le mascherine non erano a disposizione di tutti. Questa, in sintesi, è la causa delle recenti misure restrittive del governo e la ragione per la quale non dobbiamo abbassare la guardia. Azzerare la nuova ripresa del contagio dipende dal contributo di tutti”.
G.G.