Indagine su come sono stati spesi i soldi raccolti da "Uniti". Tre gli indagati
Ha suscitato sconcerto la notizia della indagine della Procura della Repubblica di Cremona sulla gestione dei fondi raccolti dalla onlus “Uniti per la provincia di Cremona”, nata sotto la spinta dell’emozione per la drammatica situazione della pandemia e creata per sostenere chi, in prima linea, si batteva contro il coronavirus. In poche settimane ben 4 milioni di euro sono stati raccolti da cittadini, imprese e associazioni in una corsa alla generosità che non ha eguali nella nostra provincia e al convolgimento di tutti gli organi di stampa (cartacei, online e tv) e di tutte le categorie economiche cremonesi. E “Uniti per Cremona” ha già investito buona parte della raccolta per l’acquisto di ambulanze, di presidi medico sanitari, di derrate alimentari per le famiglie in difficoltà, di mascherine, camici e calzari per medici di base, pediatri, operatori delle case di riposo e volontari. Nell’inchiesta della Procura ci sono anche tre indagati e tra questi anche Renato Crotti, giornalista cremasco, segretario ma senza poteri di firma della onlus Uniti per la provincia di Cremona. La Guardia di finanza ha perquisito oltre alla sede della onlus, nata a marzo nel pieno della pandemia, anche le abitazioni di Crotti e di altri due indagati, Cristiano Bozzoli e Attilio Mazzetti. Anche un religioso sarebbe coinvolto nella vicenda. Da un’informativa delle Fiamme Gialle, risulta che i tre perquisiti avrebbero prelevato soldi da utilizzare per scopi estranei alle finalita’ benefiche. A quanto emerge dal decreto di perquisizione, la onlus avrebbe “disposto alcuni bonifici a favore di Cristiano Bozzoli, titolare di un’impresa di vendita di stufe e caldaie” per un totale di 28mila euro, un’operazione ritenuta “anomala” dagli investigatori, insospettiti anche da “reciproci trasferimenti di denaro su conti esteri, accesi in Bulgaria e Gran Bretagna” tra Bozzoli e Mazzetti, “gestore di locali notturni e attualmente sottoposto a procedura fallimentare”. Sentito dagli investigatori, Bozzoli si era giustificato esibendo la copia di una fattura che riportava come causale la ‘preparazione e consegna a domicilio di 750 pasti caldi’. Secondo la Procura, inoltre, pare “evidente” che il pagamento effettuato a suo beneficio dalla onlus “non corrisponda ad alcuna prestazione effettivamente resa da Mazzetti”. La Guardia di Finanza ha poi accertato “che risultano 4 fatture emesse da Mazzetti nei confronti della Onlus tra maggio e giugno per un totale di 58.860 euro”. In totale, circa centomila euro sarebbero stati sottratti dal ‘tesoro’ accumulato grazie alla generosita’ di cittadini e imprenditori attraverso il meccanismo di “fatture false”, un “mero escamotage per appropriasi del denaro”. Nel decreto si fa anche il nome di un religioso di cui “emerge la disponibilita’ a concordare false giustificazioni delle distrazioni di denaro” simulando che sia stata una cooperativa da lui gestita, oggi perquisita, a “beneficiare della somministrazione dei pasti caldi forniti da Bozzoli”. Il sospetto e’ che “altro denaro” sia stato sottratto alla onlus per scopi che nulla hanno a che vedere con le finalità per cui è nata.