Morte Pamiro, tutto porta alla tesi del suicidio. Procuratore: 'Escluse responsabilità di terzi'
Nessun giallo ruota attorno alla morte di Mauro Pamiro, il 44enne professore e musicista cremasco trovato privo di vita lunedì 29 giugno nel cantiere edile di via Mazzolari, nel quartiere dei Sabbioni a Crema. Tutte le prove fin qui raccolte dagli inquirenti portano a privilegiare con forza l’ipotesi del suicidio. La vita di Mauro e della moglie Debora Stella, 40 anni, grafica pubblicitaria, indagata per omicidio (un atto dovuto, una forma di garanzia perché potesse partecipare all’autopsia), i loro problemi di coppia, perchè pare ne avessero, le loro frequentazioni definite particolari, insieme a tutta una serie di altre stranezze, hanno alimentato un giallo che però oggi il procuratore della Repubblica di Cremona Roberto Pellicano ha smontato. “Non ho apprezzato il taglio che l’informazione ha dato a questa vicenda, ricostruendola in termini di giallo con il rischio di trasformarla in una storia di intrattenimento estivo. Di giallo non sembra esserci assolutamente nulla, intendendo per giallo la descrizione di un crimine con il coinvolgimento di criminali e vittime. Si è trattato di un drammatico fatto che riguarda la vita privata delle persone. Riteniamo di aver raggiunto elementi sufficienti per escludere le responsabilità di terzi nella vicenda ed anche se le attività di ricostruzione non sono terminate, si avrà presto un quadro molto più chiaro che, in ogni caso, sarà oggetto di una attività giurisdizionale, essendovi una persona iscritta nel registro degli indagati che sarà verosimilmente oggetto di richiesta di archiviazione”. Sabato 27 giugno, dunque Mauro Pamiro, arrivato sul cantiere scalzo e senza telefonino, si sarebbe lanciato dall’impalcatura del cantiere. L’autopsia ha stabilito che le lesioni gravi sono compatibili con una precipitazione e che il buco in mezzo alla fronte sarebbe stato provocato da una pietra, un sasso raccolto vicino al cadavere e sul quale è stato trovato del sangue.
Sara Pizzorni