Ultimo anno di liceo con d.a.d. e Maturità alle porte: il racconto di uno studente
Manca una settimana all’inizio della tanto discussa maturità 2020. Dopo molte riflessioni (e svariate soluzioni vagliate), il Ministero dell’Istruzione ha optato per far svolgere l’Esame di Stato attraverso un maxi-orale di circa un’ora nel quale i ragazzi presentaranno un elaborato consegnato – al singolo o alla classe – dai docenti.
“Non me lo immaginavo così l’ultimo anno. Al classico le materie principali sono latino, greco e italiano e quest’anno per l’esame sono messe un po’ in secondo piano. Fin dalla prima siamo abituati a fare versioni e traduzioni: è una caratteristica importante. Greco è stato sostituito da un elaborato in cui la traduzione conta poco, anche perché tradurre a casa è come non tradurre”.
A raccontare la sua preparazione alla maturità è J.M., che frequenta l’ultimo anno al Racchetti – Da Vinci di Crema. “Siamo una classe di buon livello, abbiamo sempre svolto tutto quello che ci è stato assegnato. E’ mancata, come a tutti, la parte ‘sociale’ della scuola, i compagni e anche qualche professore”. Oltre quattro mesi di didattica a distanza pesano, così come pesa non poter vivere appieno una tappa che resta nella memoria dei ragazzi per lungo tempo.
“La buona riuscita della d.a.d. dipende molto dalla persona: se si è abituati a studiare sodo non cambia quasi nulla dal punto di vista dell’apprendimento. Certo, se tutto questo mi fosse successo in prima o seconda superiore, l’impegno sarebbe stato diverso; ci sono meno compiti e con le verifiche a casa in qualche modo te la cavi. Il fatto di avere la maturità alle porte è stato un incentivo ulteriore all’impegno che già applicavamo”.
Resta una punta di amaro in bocca per le tardive direttive del Ministero: “La sensazione – mia, ma anche dei compagni con i quali mi confronto – è quella di essere stati un po’ abbandonati. Non abbiamo saputo nulla fino alla fine; per esempio, la soluzione dell’elaborato ci è stata comunicata poco tempo fa. Avrebbero potuto decidere prima”. Ancora ingoto, invece, l’ordine con il quale i ragazzi saranno chiamati ad esporre, che dipende in gran parte dall’organizzazione dei professori, che possono far parte di commissioni differenti. “Credo ce lo faranno sapere il 15 giugno” (due giorni prima dell’inizio degli Esami, ndr).
Ma i giovani sono abituati a guardare anche il lato positivo: “Non sarà come fare gli scritti, ma un punto a favore di questa soluzione sta nel valutare anche l’andamento del triennio e parte del punteggio sarà dato dall’alternanza e per ‘Cittadinanza e Costituzione’. La pecca, come sottolineavo prima, è che si perde molto per le materie d’indirizzo”. Un’ulteriore nota positiva è data dalla commissione interna, che offre la presenza dei prof di sempre, che conoscono i propri studenti: “L’ultimo periodo è stato difficile, se avessimo avuto docenti esterni sarebbe stato ancor più pesante”.
“E’ stato un peccato non poter vivere l’ultimo giorno con i compagni e mi mancheranno, finita questa avventura. Ma festeggeremo come si deve al termine degli esami”.
E il futuro all’università? “Se dovessi iniziare il ciclo universitario con la d.a.d. mi dispiacerebbe, anche questo sarebbe un qualcosa che mi viene tolto. Ma non è colpa di nessuno. Tanti sono abituati alla critica a prescindere, ma vorrei sapere come si sarebbe potuto fare diversamente. Non era possibile, dobbiamo accettare la situazione, sperando si risolva presto”.
A J.M., ai suoi compagni, a tutti i maturandi si augura di poter vivere – nonostante tutto – la loro ‘notte prima degli esami’.
Ambra Bellandi