Filmarono allevamento di visoni, le vittime: 'Inseguiti e aggrediti'. Tre condanne
Tutti condannati i tre imputati che il giorno di Ferragosto del 2013 avevano inseguito e aggredito due animalisti che avevano filmato dall’esterno un allevamento di visoni a Dovera. Sergio Moroni, padre del titolare dell’allevamento, e due suoi amici, Alfredo Bettinelli e Guido Barbaro, sono stati condannati a sei mesi ciascuno, pena sospesa, per le accuse di lesioni e violenza privata. Per ciascuno di loro, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto un anno.
Vittime, Brenda Ferretti, 35 anni, di Milano, e Claudio Pomo, 43 anni, di Firenze, membri dell’organizzazione animalista ‘Nemesi Animale’, ora ‘Essere Animali’. La loro attività consiste nel recarsi presso gli allevamenti e documentare con videoriprese le condizioni degli animali che vengono allevati. Quel giorno i due, armati di videocamera, erano stati a riprendere allevamenti di Offanengo, Capralba e Dovera. “In quel periodo in zona”, avevano detto in aula due animalisti, “stavano sorgendo diversi allevamenti. Quello di Capralba, per esempio, è storico, ma si stava ampliando”.
Arrivati alla cascina Pomina di Dovera di proprietà di Giorgio Moroni, i due avevano parcheggiato la loro Opel Corsa in una stradina sterrata adiacente ad un campo per poi recarsi a piedi verso il capannone, delimitato da una recinzione. “Ad un certo punto”, aveva raccontato Brenda, che insieme a Claudio stava riprendendo da fuori, “abbiamo sentito un cane abbaiare, dopodichè si è avvicinato un uomo che ha iniziato ad insultarci. Allora siamo andati via, abbiamo raggiunto l’auto e siamo saliti a bordo, ma improvvisamente siamo stati raggiunti da una Volvo grigia arrivata di corsa per chiuderci la strada. Siamo partiti e siamo stati inseguiti e tamponati su una strada sterrata con a lato dei fossi. Nell’altra macchina c’erano tre persone, di cui una armata di un bastone. Con l’auto ci spingevano verso le stradine di campagna”. Nel frattempo Brenda, seduta dalla parte del passeggero, aveva iniziato a riprendere ciò che stava accadendo. “Finalmente siamo riusciti ad uscire dalle strade di campagna e a prendere la statale”, aveva continuato a raccontare la 35enne, “ma loro continuavano a tallonarci. Era una situazione pericolosissima, con la loro auto che cercava di tagliarci la strada. Alla fine siamo stati costretti a fermarci e a quel punto uno degli occupanti è venuto dalla mia parte e ha iniziato a battere sull’auto con il bastone, provando ad aprire la portiera. Ma Claudio è riuscito a girarsi e a cambiare direzione”. Diretti verso Lodi, i due avevano chiamato la Questura dove poi avevano sporto denuncia. Sia Claudio che Brenda erano stati medicati in ospedale per aver riportato lesioni. “Io avevo un colpo di frusta e una distorsione provocati dai violenti urti all’auto”, aveva riferito Brenda, che aveva avuto una prognosi di dieci giorni, mentre Claudio di una settimana.
A bordo dell’auto, per la procura, c’erano Sergio Moroni, padre del titolare dell’allevamento, e i suoi amici, Alfredo Bettinelli e Guido Barbaro.
“Nel momento in cui siamo stati visti dal responsabile dell’allevamento”, avevano chiarito i due animalisti, “non abbiamo mai risposto, insultato o offeso. Abbiamo chiuso la nostra telecamera e ci siamo incamminati, lentamente, verso la macchina”. “La nostra attività”, ha spiegato Claudio, “è assolutamente trasparente e ha spesso aiutato i forestali e le forze dell’ordine a scoprire allevamenti illegali o in cui si maltrattavano gli animali. La nostra campagna mira ad abolire gli allevamenti di animali da pelliccia”.
A processo, Claudio e Brenda avrebbero voluto costituirsi parte civile, ma non è stato possibile. “C’è stato evidentemente un disguido e una mancata comunicazione”, avevano spiegato. “Ora la nostra intenzione è quella di chiedere i danni in sede civile”.
All’epoca dei fatti, con un comunicato al sindaco di Dovera e alla stampa, il proprietario dell’allevamento, Giorgio Moroni, si era scusato con i ragazzi che avevano subito l’aggressione da parte del padre e dei due amici (un’azione definita “eccessiva”), ma allo stesso tempo aveva parlato di un clima di odio che si respirava e che non li lasciava lavorare, temendo un raid per liberare gli animali. “Siamo esasperati”, aveva scritto Moroni, “ma la reazione è stata sbagliata. Detto questo bisogna dire che se continuano queste iniziative degli animalisti io rischio la bancarotta: nell’allevamento dei visoni ho investito tutto. La mia è un’attività perfettamente legale, portata avanti nel rispetto delle norme. Io non dico che non si debba protestare, ci mancherebbe. Però non si possono far passare notizie non vere. Questi sono allevamenti a norma di legge, non lager. Sono allevamenti come quelli di maiali, o mucche, dove gli animali vengono rispettati. Non capisco perché questo accanimento, le provocazioni e le minacce di nuovi raid notturni”.
Sara Pizzorni