Provincia, Casale Cremasco diserterà voto del 23: 'Inutile, tutto già deciso dai partiti'
Il consiglio comunale di Casale Cremasco Vidolasco ha deciso all’unanimità di non partecipare alle elezioni del 23 novembre per la presidenza della Provincia. Il documento è stato sottoscritto questo pomeriggio da tutti i consiglieri, un voto bi-partisan a cui è seguito l’annuncio di voler procedere alla raccolta delle firme di sindaci e consiglieri da consegnare ai parlamentari locali per riportare le elezioni provinciali di competenza di tutti i cittadini.
Le motivazioni illustrate dal sindaco Antonio Grassi partono dalla disillusione circa la credibilità dei partiti politici che “non sono nemmeno stati in grado di verificare se uno dei due candidati proposti – appunto quello vincente – fosse eleggibile o meno”.
“A peggiorare la situazione e a convincerci di prendere la decisione del non votare – si lelle nella motivazioni – è stato il modo con il quale è stata gestita la vicenda dopo la scoperta della ineleggibilità del candidato vincente.
Siamo ancora allibiti e sconcertati dal balletto di interpretazioni giuridiche, spesso contraddittorie tra loro, per scegliere le azioni da intraprendere e porre rimedio a quanto accaduto.
In seguito a questi avvenimenti sono state presentate due richieste di intervento giurisdizionale: uno alla magistratura ordinaria ed uno al tribunale amministrativo regionale”.
Critiche anche sulla data scelta dalla Provincia (retta attualmente dal vice presidente Rosolino Azzali) per le nuove elezioni, il 12 dicembre: “Ora, poiché la data dell’udienza era stata fissata prima che fosse stabilito il giorno delle nuove elezioni, ci chiediamo il motivo per il quale non si sia aspettata la sentenza del giudice per indire la nuova consultazione”. Viene fatta anche una riflessione sulla impossibilità per i piccoli comuni di essere incisivi nelle scelte della Provincia a causa del meccanismo del voto ponderato che attribuisce differenti pesi ai voti degli amministratori a seconda del comune che rappresentano: “Per essere chiari, nel caso specifico della elezione del presidente della Provincia di Cremona, il voto di un sindaco o di consigliere di un Comune fino 3mila abitanti vale 34. Per quelli dei Comuni fino ai 5mila vale 80. Per quelli fino 10 mila vale 160. Per quelli fino a 3o mila vale 250. Per quelli oltre i 30 mila (Crema e Cremona) vale 494.
Se la matematica non è un opinione i nostri undici voti valgono 374, meno di quanto raccoglie un singolo consigliere di Crema o Cremona. Nella stessa situazione si trovano tutti Comuni della provincia sotto i 3mila abitanti”.
“Ne consegue che il risultato è in gran parte già scritto a priori e favorisce accordi tra partiti e probabilmente anche spartizioni di posti, prassi legittima, ma che non condividiamo”.
Da qui la richiesta ai parlamentari locali, di superare la legge Delrio che ha svuotato le Province senza cancellarle: “Queste riflessioni ci spingono non solo a non partecipare alla elezione del prossimo 23 novembre, ma anche a proporre una raccolta di firme tra sindaci e consiglieri comunali del territorio affinché le elezioni provinciali ritornino ad essere di competenza di tutti i cittadini. Ad essere, in ultima analisi, più democratiche”.
La decisione del piccolo comune cremasco potrebbe fare da apripista per altri: la telenovela Provincia non è ancora terminata.