Ex tribunale Crema, M5S presenta esposto: 'Vicenda con molti punti critici'
Una nube si addensa sull’amministrazione comunale di Crema in merito alla vicenda dell’immobile dell’Ex Tribunale di Crema, su cui già negli scorsi mesi si sono susseguite polemiche e botta e risposta. L’ennesimo capitolo della vicenda è un esposto all’Anac, alla Corte dei Conti e all’Antitrust sull’assegnazione della struttura, presentato dal M5S Cremasco per le “troppe criticità legate al percorso che l’Amministrazione sta portando avanti riguardo l’immobile dell’Ex Tribunale” spiega il Movimento in una nota.
L’esposto riguarda il fatto che l’affidamento in oggetto “potrebbe non essere stato attuato nel rispetto alle vigenti prescrizioni di legge e nel rispetto di quanto previsto dal Dlgs. 50 del 2016” si legge nella nota. “Viene chiesto che le Autorità in indirizzo pongano in essere tutti gli strumenti idonei volti a verificare la sussistenza di un eventuale danno erariale in capo al Comune di Crema, per violazione della normativa a tutela della concorrenza e dell’evidenza pubblica di cui al Dlgs. 50 del 2016”.
Nell’esposto viene anche richiesto che l’Anac effettui con urgenza una visita ispettiva presso il Comune di Crema “affinché sia garantita l’osservanza della disciplina legislativa e regolamentare vigente, verificando, anche con indagini campionarie, la regolarità delle procedure di affidamento poste in essere dal Comune di Crema”.
Nel caso di accertamento delle violazioni riscontrate, infine, “si chiede di sospendere immediatamente l’affidamento posto in essere, esperendo le idonee procedure ad evidenza pubblica e aprendo le stesse al contesto concorrenziale. Infine, nel caso di accertamento di responsabilità amministrativa per danno erariale, si chiede che sia disposta l’immediata restituzione di quanto eventualmente corrisposto”.
Numerosi sono i punti critici che secondo il M5S ci sarebbero nella vicenda. “Il canone annuale di concessione è stato determinato con un criterio scelto arbitrariamente dall’Amministrazione, a nostro avviso un criterio che ha avuto come risultato un canone di concessione troppo basso: quasi un regalo! 70.000 € all’anno sono un’inezia” scrive il gruppo consiliare nell’esposto.
E ancora: “l’adeguamento alla vigente normativa antisismica e l’adeguamento energetico, quest’ultimo un elemento fondamentale per una struttura come quella dell’Ex Tribunale, non sarebbero argomenti rientranti nello “studio di fattibilità tecnica”, bensì verrebbero prodotti solo prima del rilascio del titolo abilitativo. Uno studio di fattibilità tecnica non consiste in una semplice elencazione di opere da eseguire, ma richiede la valutazione sulla fattibilità di quanto progettato e prospettato.
Di ciò, non abbiamo avuto traccia attraverso i nostri accessi agli atti. Né abbiamo avuto alcuna considerazione sull’adeguamento energetico di un fabbricato in cemento armato e vetro, concepito alla fine degli anni ‘70 senza alcun serio accorgimento di risparmio energetico e sulla sua reale fattibilità, quanto meno a costi non proibitivi. Nel piano economico presentatoci non ve n’è traccia”.
Sempre per i pentastellati, “Non vi sono poi le dovute garanzie fidejussorie: la garanzia, nell’ordine del 5%, posta a fronte del pagamento del canone concessorio, è già di per sé ridicola, ove si consideri il danno che potrebbe derivare al Comune dal suo mancato pagamento. Considerato pure che la cosiddetta riqualificazione e valorizzazione del fabbricato ne presuppone lo snaturamento per un utilizzo del tutto specialistico in ambito sanitario, senza alcuna specifica sul livello qualitativo delle opere da realizzare.
Non vi è alcuna garanzia sul rispetto della tempistica di realizzazione delle opere, né per l’eventuale interruzione od abbandono dei lavori. Non vi è né alcuna prescrizione, né alcuna ipotesi di restituzione o di indennizzo nel caso in cui il concessionario ristrutturatore non rinnovasse la concessione allo scadere dei quarant’anni previsti, lasciando un fabbricato ancor più inoperabile dell’esistente ai cambiamenti d’uso, prevedibilmente fatiscente, sostanzialmente un rottame”.
Altri dubbi sono relativi a quanto riguarda l’accesso agli atti da parte dei concorrenti al bando, “Mancano tutte le informazioni sui contatti e i sopralluoghi effettuati da parte degli interessati al bando” sottolinea la nota del Movimento. “Evidentemente le prassi che valgono per i comuni mortali per l’accesso agli atti e agli immobili non valgono per i concorrenti ai bandi comunali. Esiste solo una richiesta di appuntamento il giorno 27 novembre dove la Società Immobiliare ora coinvolta chiede un appuntamento per visitare il fabbricato; il 28 novembre il Comune consente la visita e il giorno dopo viene depositata tutta la documentazione con progetti e prospetti da parte della società… tempi da record!”.
La mancata trasparenza dell’Amministrazione fa sì che non si può avere neppure conto di quanti si siano interessati al bando ed a parteciparvi. Né quando il concorrente unico abbia acquisito la necessaria cognizione dell’immobile, visto che tra la pubblicazione del bando e la sua scadenza sono stati posti solo 20 giorni (20 soli giorni!) assolutamente inadeguati alla formulazione di un’offerta seria (anche se solo intesa quale manifestazione di interesse), poggiante su adeguate analisi tecniche e soprattutto sulla concertazione e definizione del quadro finanziario ed economico”.