Cronaca

Contrasto dipendenze, la comunità di Bessimo: 'Come lavoriamo per tutelare tutti'

“E’ importante che le persone ci conoscano, che sappiamo i servizi che eroghiamo e il lavoro che, ogni giorno, svolgiamo sì per le persone fragili, ma il cui risultato impatta su tutta la società”. A parlare è Giovanni Zoccatelli, presidente della cooperativa Bessimo.

Il gruppo è nato oltre 40 anni fa e opera in una ventina di sedi in tutta la Lombardia, grazie a finanziamenti europei e dietro mandato di Regione Lombardia. Gli operatori sono attivi nel Bresciano, bergamasca, mantovano e Cremonese. A Crema, nello specifico, sono arrivati nel 2006, quando hanno iniziato a erogare le prestazioni da un camper nei pressi del Campo di Marte. Hanno vinto un bando nel 2017 e si sono stabiliti in via Crispi.

Da meno di tre settimane hanno rivcevuto, nell’ambito di una più ampia progettualità che coinvolge terzo settore ed Ente comunale denominata “Impronte sociali”, una sede nella zona dell’ex macello. Sede che per due volte in sei giorni è stata oggetto di attacchi vandalici con annessi cartelli ‘non vogliamo i tossici’.

L’Amministrazione ha espresso solidarietà alla comunità di Bessimo che ora tiene a farsi conoscere, descrivendo quali servizi eroga a 163 cittadini cremaschi in condizioni di fragilità. Distribuzione materiale sanitario, alimenti, vestiario e materiale informativo, accompagnamento ai servizi, servizio lavanderia, distribuzione di siringhe nuove e ritiro di quelle usate; distribuzione di profilattici, kit nose, stagnola, filtri e cartine, tamponcini e lacci.

Ciò significa promuovere la tossicodipendenza? No. Per diversi motivi, spiegati da Zoccatelli. Primo fra tutti è che chi fa uso di sostanze stupefacenti non può smettere da un giorno con l’altro, non è pensabile che non recupero avvenga in tempi rapidi: “La dipendenza ha un periodo che può raggiungere i 12 anni. Ma prima si avvicina una persona al recupero, prima si può aiutarla a guarire”.

Allora perché distribuire siringhe e profilattici? Per tutelare la comunità. Perché queste persone vivono qui, sono mariti, fratelli, fidanzati, padri. Intercettare la loro dipendenza cercando di renderla ‘sicura’ è un servizio che va a sicurezza di tutti i cittadini. “Non si aspetta che una persona fragile tocchi il fondo, perché lì rischia di restarci secca”.

Si tratta dunque di interventi di prossimità, con “bassa soglia” di accesso, per il contenimento dei fattori problematici e per l’aggancio, l’ascolto, la vicinanza “fuori” dai servizi, per mantenere, sostenere e promuovere condizioni minime di dignità e di tutela di queste persone.

Lo spazio di ascolto e l’unità di strada nel periodo marzo 2018 – febbraio 2019 intercettato 156  persone di cui: maschi 127 (81%) femmine 29 (19%); Italiani 111 (71%) Stranieri 45 (29%); Tossicodipendenti 150 (96%), non tossicodipendenti 6 (4%). La maggior parte di queste è tra i 40 e i 50 anni; solo l’1% meno di 20 e l’8% over 60.

“Applichiamo interventi studiati – hanno commentato le operatrici Alessandra Lomini e Adriana Trovati – Non facciamo i buoni samaritani. Svolgiamo un lavoro in rete con il territorio. Chiunque entri, e può entrare chiunque, racconta i propri bisogni e noi cerchiamo di accompagnarlo lungo il percorso. Non ci fermano – hanno chiosato – noi andiamo avanti”.

Ambra Bellandi

L’ingresso della sede di via Macello

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