Legge Sicurezza: gli effetti indiretti della normativa su enti erogatori di accoglienza
Da fine novembre il Decreto Sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini è Legge. Andando oltre il sostegno o le polemiche di una e l’altra parte politica, ci sono effetti della nuova normativa che ricadono sull’operato di associazioni ed Enti preposti all’accoglienza dei richiedenti asilo. Uno di questi è Caritas.
Lo scorso gennaio i vescovi lombardi riuniti al santuario di Caravaggio hanno affrontato il tema del fenomeno migratorio. Al riguardo è stata utile la relazione delle Caritas diocesane lombarde, nella quale è evidenziato come il tema delle migrazioni “non può essere ridotto al solo aspetto della sicurezza e dell’ordine pubblico”.
Una riflessione che viene oggi approfondita dal vice direttore della Caritas di Crema Claudio Dagheti, che spiega l’impatto indiretto della Legge sui migranti, ma anche a tutta la macchina dell’accoglienza. “Il primo problema sarà capire cosa succederà a chi dovrà rinnovare il permesso umanitario, dato che quest’ultimo non è più previsto, ma sostituito con altri 6 piccoli permessi, tra cui quello per motivi di salute”. Una conseguenza che sembra piccola, ma che in realtà ha una ricaduta enorme in fatto di irregolarità, perché chi ottiene il permesso per motivi di salute verrà, nella maggioranza dei casi, giudicato non idoneo al lavoro, con il rischio di accrescere esponenzialmente il lavoro nero. “In questo modo diventerebbe difficile verificare la percentuale di persone sul territorio, cosa facciano e quanto siano integrate”.
Anche per le realtà di accoglienza ci sono effetti derivanti dalla Legge Sicurezza, uno di questi è strettamente legato al Bando della Prefettura, aperto in questi giorni “che, con i tecnici, stiamo verificando al fine di partecipare”. Una novità consiste nella riduzione della retribuzione (i soldi erogati per l’accoglienza di ciascun ospite, ndr), “ma ci sta anche bene. Il problema grosso risiede nel fatto che ci debba essere una diminuzione nei servizi erogati, che si limitano al mero vitto e alloggio”.
Una linea che a Caritas interessa sì, ma fino a un certo punto, perché l’integrazione è altro. E’ scuola di italiano, inserimento lavorativo e formazione, integrazione nelle comunità locali. “Stiamo cercando di capire come proseguire queste attività e al tempo stesso come fare per non allontanare nessuno dalle strutture. Questo vale per le Caritas di tutta la Lombardia”. Un esempio virtuoso, in questo senso, arriva da una comunità del Cremasco, che tempo fa ha accolto 6 ragazzi, tre dei quali ora vivono e lavorano in paese, perfettamente integrati nelle associazioni e nella vita comunitaria.
L’ultimo effetto della Legge Sicurezza riguarda il personale delle realtà di accoglienza: “Il nuovo bando prevede la riduzione degli operatori. Ciò significa che gli educatori, gli insegnanti, gli autisti, vedranno ridursi l’orario e, in alcuni casi, la chiusura del proprio contratto”. Anche i commercianti (macellai, piccoli supermercati, panettieri…) coinvolti nella rete, presso i quali Caritas acquista, lavoreranno meno a causa delle riduzioni previste dalla nuova normativa.
“La nostra speranza è di poter continuare comunque a lavorare come abbiamo sempre fatto”, conclude Dagheti.
Ambra Bellandi