Munari: new design 2019 Selezionati 3 progetti
Soddisfazione al Munari per il primo step superato con successo, alla decima edizione del concorso nazionale “New design 2019 La creatività nell’istruzione artistica italiana”, organizzato dal ministero dell’istruzione. I progetti selezionati sono 110 provenienti da tutte le scuole italiane, tre dei quali realizzati dalle classi quarta e quinta design del Munari di Crema, supportati dalle docenti Barbara Belloni e Sabrina Grossi. I prototipi e le tavole progetto saranno presentate il prossimo autunno, all’evento che si terrà a Roma per festeggiare il decimo anniversario del concorso.
I finalisti. I tre progetti del Munari che hanno conquistato la fase finale del concorso sono: il progetto netting degli studenti Martina Bertocchi, Martina Boldorini, Linda Betti di 4 E design; il progetto red hot jazz degli studenti Giulia Bonini, Roberta Castrogiovanni, Manuel Clementi, Ivana Fortuna Griner, Fabiola Giulini di 4 E design; il progetto la luce architetto dell’ombra degli studenti Martina Laboni e Michela Soragni di 5 E design.
Per la referente dell’iniziativa, Sabrina Grossi, si tratta di un grande risultato, perché negli ultimi anni il Munari era riuscito ad arrivare alla fase finale con un solo progetto, mentre quest’anno sono ben tre. Quanto alla realizzazione dei prototipi dei tre progetti, netting sarà realizzato in scala 1:1, mentre gli altri due, in scala 1:20, con modelli plastici di alcuni elementi significativi. “Entro giugno dobbiamo inviare il materiale richiesto – commenta la prof.ssa Grossi – relativo ai nostri progetti che interessano diversi aspetti del design, da quello del prodotto, al design di interni e spazi esterni”.
Le caratteristiche
“Netting”, il bicchiere refrigerante. Per la realizzazione di questo progetto gli studenti si sono ispirati allo yacht di Zaha Hadid, “alle sue forme morbide e naturali mischiate con intriganti ramificazioni”. L’idea progettuale dei ragazzi si è concretizzata in un oggetto di uso quotidiano, innovativo nelle sue funzioni ed accessibile al maggior numero di utenti e dal potenziale costo contenuto. Il corpo di vetro del bicchiere è avvolto da una struttura esterna con funzione refrigerante che lo rende accattivante anche dal punto di vista estetico, a completare l’opera l’imboccatura del bicchiere con un taglio inclinato a 45 gradi. La scelta dei colori è ricaduta sulla selezione di alcune tonalità che appartengono alla gamma cromatica dell’arcobaleno.
Red Hot Jazz, il bar innovativo. Il designer di riferimento per i ragazzi che hanno elaborato questo progetto è Shiro Kuramata. “Il suo stile minimalista e fuori dagli schemi ci ha guidato alla progettazione di questo bar innovativo – commentano gli studenti – dalla capacità di saper accogliere persone che vogliono trascorrere più tempo all’interno, con la possibilità di collaborare tra loro in varie attività di lavoro o studio, potendo consumare pasti e bevande”. Tra le caratteristiche da segnalare, “la scelta dei materiali, vetro, alluminio e resina specchiata, l’innovativa disposizione dei tavoli interattivi, in una struttura geodetica senza finestre, con numerosi elementi curvilinei che donano dinamicità all’ambiente, come il controsoffitto, le scale e il bancone: quello che primeggia in tutto il locale, attraversandolo quasi completamente”.
La luce architetto dell’ombra. Riflettendo sulle teorie della luce di Vico Magistretti e sull’analisi delle forme geometriche nei suoi progetti, nasce un ambiente che da origine ad una realtà alternativa ispirata a quella circostante, osservano le studentesse della 5 design. “La conquista della notte da parte della luce artificiale rende invisibili le stelle generando inquinamento luminoso. Il progetto è composto da una cupola in vetro oscurabile, con pannelli fotovoltaici, per rendere l’ambiente auto-sostenibile e la struttura in policarbonato trasparente che la sormonta, costituisce una barriera acustica. L’oscurità della calotta di giorno crea un ambiente protetto, uno spazio per pensare o svolgere attività collettive isolandosi dal caos che oggi abita la città. La trasparenza nella fase serale, apre al visitatore un contatto con la realtà circostante dal punto di vista sensoriale. Una specie di realtà virtuale – concludono le allieve del Munari – che invece di farci viaggiare in mondi esotici, ci consente di apprezzare ciò che abbiamo intorno”.
Ilario Grazioso