Cronaca

Ludopatia: al centro per le dipendenze di Rivolta d'Adda aumentano richieste di aiuto

“Solo 5 anni fa nel 2014 erano circa 40 i pazienti che si sono rivolti al nostro centro per le dipendenze da ludopatia. Quest’anno abbiamo circa 92 casi nuovi”. A dirlo Giorgio Cerizza, psichiatra e psicoterapeuta che dirige all’ospedale Santa Marta di Rivolta d’Adda l’unità operativa delle dipendenze, che ha sviluppato una branca specifica per i pazienti afflitti da dipendenza da gioco. Unico servizio pubblico in Italia, tra l’altro, che cura questo tipo di patologia in regime di rimborso Asl.

Crescono quindi di oltre il 50 % le persone che chiedono aiuto al centro. Un dato in linea con l’ultimo report sul gioco d’azzardo che, nel 2017, secondo l editoriale di “L’Italia delle slot”, realizzata dal gruppo Gedi, in collaborazione con Visual Lab, ha visto i cremaschi in cima alle classifiche con una spesa in slot e lotterie,in media, di oltre 2.000 euro pro capite.

A Rivolta d’Adda offrono un percorso di recupero e riabilitazione che consiste in un mese di permanenza in ospedale; i posti disponibili sono 18. A questo si aggiunge un trattamento della durata di circa 2 anni attraverso terapia di gruppo e colloqui individuali. Fondamentale inoltre la vita comunitaria; occuparsi delle cose concrete e degli altri , in particolare fare sport e praticare giochi e attività sane.

Per quanto riguarda la tipologia di persone che si sono rivolte al centro è indifferente il sesso. La percentuale di giocatori , sia donna o uomo, è la stessa. Ad incidere invece l’età: gli anziani sono i più colpiti. La novità riscontrata a negli ultimi anni, spiega il prof. Cerizza, è l’affacciarsi di giovani che giocano in modalità on line, video poker e altri giochi diffusi su Internet.

Ciò che rende fertile il gioco d’azzardo è l’aridità emotiva. Il gioco fa provare emozioni che nella vita non si provano più o quanto meno sono solo un lontano ricordo. Inoltre il gioco asseconda il desiderio del giovane di avere tutto e subito incapace di fare sacrifici e procrastinare nel tempo i propri desideri. Attualmente sono in cura tre ragazzi di 21, 23 e 24 anni, una cosa impensabile fino a qualche anno fa.

La buona notizia è che, ad una anno dall’uscita dal percorso riabilitativo, la percentuale di successo di chi torna ad una vita cosiddetta “normale” è dell’80%.

Sabrina Grilli

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