Rapito in Niger Padre Gigi Maccalli. Si segue anche la pista jihadista
E’ stato rapito in Niger il missionario Padre Gigi Maccalli. Padre Maccalli, classe 1961 ed originario della parrocchia di Madignano, era appena rientrato nella missione di Bomoanga dall’Italia. Al momento del rapimento con il sacerdote pare ci fosse un suo confratello indiano che però sarebbe riuscito a fuggire. A dare la notizia sarebbe stato un prete lodigiano, amico di Padre Maccalli, che opera nella stessa zona e sarebbero già stati informati il Ministero degli Esteri, il Superiore provinciale della SMA (Società Missioni Africane, di cui è missionario proprio il sacerdote cremasco), il vescovo di Crema Daniele Gianotti e la famiglia. Ancora da chiarire se il rapimento sia stato perpetrato da un gruppo di matrice terroristica o se si tratta di una ‘semplice’ banda di ladri alla ricerca di denaro o viveri.
La Missione cattolica dei Padri della SMA si trova in zona Gourmancé alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 km dalla capitale Niamey; missione che è presente dagli anni ’90. Sono zone di povertà estrema, con un indice di analfabetismo elevatissimo e critiche condizioni igieniche. Mancano acqua, scuole e vie di comunicazione che rendono la zona totalmente isolata.
I villaggi visitati dai missionari sono 20 (alcuni distano anche 60 km l’uno dall’altro). una dozzina ospitano comunità piccole comunità cristiane. L’opera di padre gigi si è distinta non solo per l’evangelizzazione, ma anche per la promozione sociale e culturale. Sono infatti numerosi gli incontri organizzati dal frate per cercare di arginare la pratica di infibulazione alle giovani ragazze africane, pratica che spesso, per le modalità con le quali viene svolta, porta a gravi infezioni o alla morte.
Secondo quanto riporta l’agenzia Fides (Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie), potrebbe essere proprio questa la ragione di eventuali antipatie che padre Gigi potrebbe aver scaturito in gruppi estremisti provenienti dal Mali e dal Burkina Faso.