Infrastrutture, tutti i nodi da sciogliere per il neoministro Toninelli
Sono tante le questioni rimaste in sospeso per il territorio cremonese sul fronte delle infrastrutture, di cui si dovrà occupare il neo ministro Danilo Toninelli. Da Spino d’Adda, lembo estremo della provincia verso Milano, dove la Paullese ancora attende il prolungamento verso san Donato; a Casalmaggiore, dove la situazione treni e trasporto su gomma è precaria o disastrosa da mesi. In questa zona le cose sono già state avviate dal precedente governo, per diretto interessamento del sottosegretario Luciano Pizzetti.
12 milioni sono stati assegnati alle Province di Parma e Cremona per i ponti di Casalmaggiore e di San Daniele (6milioni ciascuna), mentre 23 milioni saranno ripartiti per una serie di altri ponti delle province di Pavia, Cremona e Mantova, tra cui quello in ferro di collegamento con Castelvetro, per 7.571.000 euro, a fronte di una stima presunta di lavori per 10mila euro.
Le Province assegnatarie (in questo caso quella di Piacenza), avranno tempo 12 mesi dalla pubblicazione del decreto ministeriale, per terminare la progettazione esecutiva delle opere e per aggiudicarne l’esecuzione.
Per il Ponte tra Roccabianca e San Daniele Po, sono già a disposizione i 2 milioni e 100 mila euro della Provincia di Parma, a cui si aggiungono i 6 milioni provenienti dal Ministero.
Ma è soprattutto sulla autostrada regionale Cremona – Mantova che si sono sempre sentiti pareri negativi da parte dei 5 Stelle. Nel 2015 ad esempio, così affermava Toninelli: “In questi anni il M5S si è sempre opposto a quest’opera inutile e dannosa per il territorio. Inutile per il basso flusso di traffico presente in questo tratto che, invece di aumentare, come nelle previsioni del progetto, col passare degli anni è notevolmente diminuito. Forse giova ricordare il caso della BreBeMi, talmente poco frequentata dagli automobilisti da essere diventata una cattedrale di cemento sulla terra lombarda. Dannosa perché impattante in maniera devastante sulle nostre campagne. A distanza di 13 anni dall’approvazione del progetto, gli uffici della Regione pongono in dubbio la convenienza del progetto. A fronte di questa situazione, pensiamo che ci siano tutte le condizioni per riporre il progetto nel cassetto e utilizzare questa enorme quantità di denaro pubblico in opere davvero necessarie e utili per i cittadini. Come ad esempio la riqualificazione della disastrosa linea ferroviaria che collega Mantova e Cremona a Milano o la Cremona-Milano via Treviglio”.
Più di recente, lo scorso febbraio, quando si era in piena campagna elettorale per le regionali, il neo ministro aveva fatto un sopralluogo sul casalasco, a bordo di una barca: “Questa è la Lombardia – aveva detto – con il ponte chiuso e i treni degli anni ’70, quasi un paese da Terzo Mondo, altro che Bengodi. La Lombardia non ha messo nemmeno un centesimo per queste strutture e così lo Stato se è vero che quasi tutti i ponti sul Po tra Emilia e Lombardia sono a rischio. Intanto però finanziamo con 400 milioni di euro la Pedemontana, già fallita, e la Brebemi che è una cattedrale del deserto e un debito continuo. Questo ponte che perde i pezzi è la riprova di come la vecchia politica ha amministrato”.
Sul fronte trasporti ferroviari il governo potrebbe fare molto per spingere quello che Rfi, attraverso l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mazzoncini, aveva promesso ossia il raddoppio selettivo di alcune tratte della Mantova – Cremona – Milano. Al omento risultano ancora bloccati da una sentenza della Corte Costituzionale del 18 aprile su ricorso della Regione Veneto, i 310 milioni di fnanziamento per il primo lotto di lavori. Dunque i cantieri, il cui avvio era previsto nel 2019, potrebbero slittare.