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La scomparsa del Mondo, Cremona piange la sua bandiera

Mai scontato, mai banale, nel campo e fuori. Discusso, contestato, amato. Emiliano Mondonico da calciatore aveva diviso i cuori grigiorossi, da allenatore aveva appassionato. La sua grande dote di tecnico nasceva proprio dall’esperienza di giocatore quasi “ingestibile” e per questo sapeva essere un padre, un insegnante, un trascinatore per i suoi ragazzi. Riusciva a capirli profondamente proprio perché aveva fatto tesoro delle sue esperienze.

Un fine psicologo che studiava i loro comportamenti e sapeva cogliere i momenti. Una delle sue principali caratteristiche era proprio quella di saper leggere le partite e capire chi far giocare e chi inserire e quando a gara in corso. Una dote non da poco nel calcio. Sapeva dividere e unire, ma soprattutto difendere e fare gruppo, a modo suo, con una inconfondibile ironia. Sono tanti gli aneddoti che lo riguardano e che amava raccontare a tavola la sera durante i ritiri, incalzato dall’amico fraterno Randazzo con cui aveva condiviso tante esperienze. La Cremonese era stata per due volte l’inizio di tutto, della sua carriera da calciatore, tra genio e sregolatezza, e di quella di allenatore, nella quale era stato capace di risollevare la squadra dalle sabbie mobili. Nel campionato ‘81-‘82 subentrando, da allenatore della primavera, a Vincenzi fino alla promozione in serie A. Retrocesse subito ma fu proprio quell’esperienza a lanciarlo.

Il suo ritorno nella stagione 2007-08, la prima dell’attuale gestione, in un anno incredibile. Fu pronto, alla chiamata del cav. Arvedi, a scendere di categoria per rilanciare la squadra del suo cuore. Si ritrovò per le mani una Cremonese da rifondare con un mix di giocatori esperti e talenti acerbi. Ebbe il merito di creare un grande gruppo, con legami indissolubili che sono proseguiti nel tempo, con il suo capitano Leo Colucci, con Lamberto Zauli, con Lele Brioschi, William Viali, Ciccio Graziani e il bomber Temelin. Giocatori con cui riuscì a creare una Cremonese autentica, capace di contendere il primato al Sassuolo di Allegri. Una favola che non finì bene sul piano del gioco, ma che fu in grado di forgiare di talenti, come quello di Davide Astori, che lo ha preceduto di poco. Fu una sorpresa non trovare nei tanti ricordi del capitano della Fiorentina, le parole di Emiliano Mondonico, quel silenzio per un giocatore che aveva lanciato, sapeva di umana sofferenza.

Cristina Coppola

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