'Col vestito della festa!'Studenti ed esperti a confronto tra sindrome di Narciso e modernità
Più di 360 applausi, uno per ogni partecipante al convegno del Franco Agostino Teatro Festival, di scena ieri mattina (giovedì 22 marzo) al Teatro San Domenico di Crema. Tanti erano gli studenti delle scuole superiori cittadine, accompagnate dagli insegnanti e alcuni dirigenti scolastici. In sala, accanto alla presidente Gloria Angelotti, allo staff del festival e all’assessore alla Cultura del Comune di Crema Emanuela Nichetti, classi degli istituti Racchetti-Da Vinci (liceo classico, scientifico, linguistico, economico-sociale, scienze umane), Pacioli, Sraffa e Itis. Una grande festa, come voleva il tema del convegno dedicato alle celebrazioni del ventennale. Moderato dal giornalista Paolo Gualandris e introdotto da Roberta Carpani, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e membro del comitato scientifico del Fatf, il momento con gli studenti ha visto come relatori Franco Cardini, storico esperto del medioevo e docente dell’Università di Firenze e Claudio Bernardi, professore di Discipline dello spettacolo della Cattolica. Pronti a rispondere alla domanda iniziale di Carpani: «C’è ancora spazio per la festa, in un mondo sempre più incentrato sul lavoro e la produzione? », hanno stimolato i ragazzi alla riflessione sul tema delle ore dedicate al tempo libero.
«Da quando ci siamo messi al polso questi braccialetti da prigioniero, gli orologi che sostituiscono le campane, la percezione degli istanti è cambiata. Ma ormai da secoli sentiamo la necessità di computare il tempo, per poterlo dominare. Dai cambi delle sentinelle romane che scandivano giorno e notte a oggi, dove il lavoro dona il senso delle giornate», ha esordito Cardini. L’analisi si è concentrata sulla società che vive per lavorare e ottenere prodotti, guadagnare. In questa dimensione, la festa diventa «momento in cui questa dimensione si ferma e lascia spazio al consumo, una sorta di sacrificio di tutto il lavoro svolto, di quel che si produce. Cibo, gioco, compagnia servono a riqualificarsi dalla vita quotidiana. Si fa esplodere la cultura, sapendo bene in quali limiti poi si deve rientrare».
Bernardi invece ha cercato di unire il concetto di tempo lineare (del lavoro) a quello circolare (con gli intervalli della festa): attraverso il Cristianesimo e le religioni. «Lo stesso San Domenico era un luogo sacro. Dove voi siete spettatori ora e dove il tavolo dei relatori è il palco, lì c’erano partecipanti al rito e un altare. Oggi, come allora si entra nello spazio della festa per capire come poter stare insieme senza distruggersi a vicenda». E da qui, anche il rapporto individuo-collettività e social network, tanto presenti nella modernità: «Spesso i telefoni, Facebook e i profili sono come Narciso che si specchia nella pozza d’acqua. Non guardateci dentro come fosse quella pozza, con egoismo. In questo il teatro è terapeutico, vi fa osservare dall’esterno voi stessi e le problematiche che viviamo ogni giorno». E quanto al ruolo del Franco Agostino Teatro Festival, tutti concordi: « Vi fa guardare, ma anche agire e imparare a vestire i panni di altri. A valutare non gli individui ma le persone, con le giuste differenze tra uomo e donna da rispettare e amare. Mettetevi in gioco».