Matrimonio Lgh-A2a Il M5s: 'L'anticorruzione ci ha dato ragione'
Il matrimonio Lgh-A2a ha avuto inizio a novembre del 2015, con la presentazione di una offerta vincolante di A2A per l’acquisto del 51%. I soci di Lgh avevano chiesto parere all’Antitrust che aveva benedetto la procedura.
Un esposto del Movimento 5 Stelle aveva messo in moto l’Anac che aprì una istruttoria, fatta di chiarimenti, controdeduzioni, supplementi di istruttoria che ora hanno visto la conclusione.
Oggi i rappresentati del M5s (Cremasco, ma non solo) rivendicano la ragione: “Siamo stati l’unica forza politica contraria a questa unione – spiegano in un comunicato – operazione che ha trasformato definitivamente i bisogni fondamentali dei cittadini in merce da profitto”.
Un “carrozzone di fantozziana memoria”, lo definiscono i grillini, sbagliato “non solo dal punto di vista economico, ma anche occupazionale: le tanto sbandierate sinergie, ottimizzazioni e riduzioni dei costi si sarebbero limitate a riduzioni del personale sempre più demotivato, che, per giunta, si ritrova a lavorare in strutture mastodontiche senza alcuna visione di insieme, con relativa perdita di competenze”.
E i pentastellati sottolineano anche le sanzioni che potrebbero arrivare ai Comuni coinvolti, “che ricadranno sulla collettività, oltre ad un eventuale sentenza della Corte dei Conti”.
“Facciamo i più vivi complimenti agli autodefinitesi competenti: grazie a loro, a rimetterci saranno i cittadini che con i propri soldi hanno dovuto pagare sedicenti esperti e profumate consulenze legali per giungere a un epilogo fallimentare già scritto in partenza. La vecchia politica ha dato nuovamente prova della propria incapacità e il M5S è ormai l’unico interlocutore con credibilità e competenze necessarie a governare il nostro Paese”.
Colpa anche della politica locale, che secondo gli esponenti 5 Stelle ” mai avrebbe dovuto cedere LGH ad A2A, rinunciando al proprio ruolo, abbandonando ogni politica ambientale ed energetica a tutela della salute e dei portafogli dei cittadini del territorio, svendendo i servizi fondamentali a discapito ovviamente di qualità, tariffe ed occupazione. Ora chiediamo che siano gli amministratori e non i cittadini a pagare per i propri errori”.