Lettere

Incontro con Liliana Segre: testimonianza e lezione di vita

da Maria Grazia Perriello - prof. dell'IIS Racchetti da Vinci

Scritto della studentessa Giovanna Carelli (IV C liceo scientifico), sull’incontro svoltosi al teatro Ponchielli di Cremona il 19 febbraio.

Incontro con Liliana Segre: testimonianza e lezione di vita
Composta, con la schiena dritta e gli occhi che si sforzano di vederci tutti: “Vorrei incontrarvi e parlare con voi, uno per uno”. Queste le parole con cui la senatrice Liliana Segre ha iniziato a raccontarci l’esperienza di una tredicenne rinchiusa in un campo di concentramento senza saperne il motivo, il perché, interrogativo che è stato la sua unica compagnia per due anni, quando, ridotta uno scheletro senza sentimenti, non le era rimasto nulla se non la solitudine. La fuga clandestina verso la Svizzera con il padre, il rimpatrio, l’indifferenza della gente, l’essere rinchiusa nelle carceri di Milano, la sua città, il viaggio verso destinazione ignota, e il distacco dal padre che poi non rivide mai più, queste le atrocità che ha dovuto subire e che ci ha raccontato con voce ferma, senza un attimo di esitazione; la sua forza d’animo e la sua decisione colpiscono tutta la platea che durante il racconto pende dalle sue labbra. I ricordi che ci trasmette, lontani ma ancora vividissimi, sono così intensi e assurdi che fanno venire la pelle d’oca. “Lo stupore per il male altrui”: così ha descritto ai suoi “nipoti” il sentimento che si è portata nel cuore, non solo durante la prigionia, ma per tutto il corso della sua vita e che le ha permesso di non trasformarsi da vittima a carnefice, di non sparare al comandante del campo che, sconfitto e inerme, si era ritrovato davanti.
Particolarmente commoventi le ultime parole: al ritorno dal campo Liliana, che si sente una quindicenne vecchia, completamente fuori dal mondo delle sue coetanee e marchiata a vita da un numero, non riesce a ritornare alla quotidianità e ci confida che probabilmente sarebbe diventata una disadattata se non avesse incontrato quello che poi diverrà suo marito, che ha vissuto e capito le sue sofferenze, e dalla cui mano, ammette con tenerezza, non si è mai staccata fino alla sua morte.
La testimonianza della senatrice, infine, si è rivelata non solo molto toccante, ma anche una lezione di vita per chi, troppo spesso, si arrende alla prima difficoltà.

Giovanna Carelli, classe IV C liceo scientifico da Vinci

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