Cremona capitale dello smog Legambiente punta il dito su agricoltura e allevamenti
Gli alti livelli di inquinamento di Cremona – che si piazza come la peggiore provincia lombarda del 2017 secondo i dati Arpa, con 105 giorni di superamento del livello tollerabile di pm10, – dipendono anche in buona parte dalle emissioni da attività agrozootecniche. E’ la conclusione, peraltro già nota e che ora viene ulteriormente confermata, a cui giunge Legambiente Lombardia, a commento dei dati diffusi qualche giorno fa. Il caso di Cremona viene particolarmente sottolineato dall’associazione ambientalista: “Non è solo il traffico – afferma la presidente della sede lombarda Barbara Meggetto – la fonte di inquinamento da chiamare in causa se, come registrato quest’anno, il record di città più inquinata spetta a Cremona: la cittadina padana non è esente da emissioni da traffico, industria e impianti termici, ma sicuramente pesa molto il contributo delle emissioni agrozootecniche, da cui dipende gran parte della formazione di particolato secondario che aleggia sulla Pianura Padana. Solo Cremona eccede nel 2017 il dato medio di inquinamento tollerato secondo gli standard europei, ma nessuna città può vantare un’aria veramente salubre, conforme cioè alle raccomandazione dell’OMS che abbassano l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc, anche se Sondrio ci si avvicina chiudendo l’anno con una concentrazione media di 24,1 mg/mc”.
“Le misure per la lotta all’inquinamento si confermano insufficienti a conseguire i miglioramenti necessari entro tempi accettabili – continua Meggetto – non possiamo passare i prossimi 50 anni a fare la danza della pioggia per ottenere aria più respirabile. Occorrono interventi ben più drastici di quelli prospettati da Regione Lombardia, a partire da una road map per l’estinzione dei motori diesel e dall’attivazione di misure sul fronte delle emissioni di fonte zootecnica!”.
Complessivamente nelle città padane si respira aria tossica un giorno ogni quattro, e un giorno su due se si considerano i soli sei mesi freddi in cui si concentrano gli sforamenti. Un po’ migliore la situazione nei capoluoghi insubrici (Lecco, Varese e Como) e a Sondrio, che con 22 giorni è l’unica città che nel 2017 non ha superato la tolleranza di 35 giorni contemplata dalle norme europee. Per Milano il dato di 97 giorni di superamento è perfino superiore alla media dell’intero decennio.