Cittadinanza duce: 'Mantenerla è pilatesco. Revocarla è un atto dovuto ai cremaschi'
“Il fascismo non è un’opinione, è un crimine” aveva detto Matteotti, assassinato nel 1924 dai fascisti. Proprio nell’anno in cui a Crema come in moltissime altre città dello Stivale, il duce Benito Mussolini riceveva la cittadinanza onoraria.
Un atto comunale, deliberato dal Consiglio e dall’allora sindaco Premoli, che ora parte della sinistra insieme ad Anpi, CUB e USB chiedono venga revocato. “La storia ci parla, non solo del passato ma anche del presente e del futuro, e organizzazioni come Casa Pound e Forza Nuova sono testimonianza che il fascismo non è morto”, ha detto Mario Lottaroli, che per mesi si è dedicato alla ricerca, nell’archivio storico comunale, di una delibera che avesse annullato una “cittadinanza onoraria che disonora la città e tutti i cittadini”.
Per i promotori dell’iniziativa, che è stata posta informalmente al sindaco ma cui farà seguito una richiesta formale da sottoporre al Consiglio comunale, la cittadinanza onoraria al dittatore fascista è “un insulto alla memoria di chi, per liberare l’Italia, ha dato la propria vita”.
E già sui social si è scatenata la polemica di chi sostiene che in città ci siano problemi ben più urgenti e degni d’attenzione. “E’ un atto simbolico, ma che è dovuto a tutti i cremaschi per sottolineare che qui a Crema i fascismi non devono esistere – sostiene Paolo Balzari di Anpi – Mantenere in vigore quella delibera è pilatesco”.
Una richiesta che, quindi, “nessuno dovrebbe avere problemi ad accogliere, perché i disastri del fascio sono sotto gli occhi di tutti. Non dimentichiamo che il biennio ’23-’24 è stato quello dei pestaggi, della chiusura delle sedi di giornali e sindacati, dell’olio di ricino e delle leggi razziali”.
Il sindaco Stefania Bonaldi si è detta favorevole ad accogliere la richiesta di revoca, ma la palla passerà comunque in mano al Consiglio. “Restiamo dell’idea che la Giunta debba dare un indirizzo ai consiglieri. Vedremo come si evolverà la questione e da lì ci muoveremo. Certamente non ci fermeremo qui”.
Ambra Bellandi