Cronaca

Nessuna epidemia di scabbia a primaria di San Bernardino 'Non creiamo panico inutile'

Alla primaria di San Bernardino, a Crema, non c’è alcuna epidemia di scabbia. La notizia data da alcuni organi di stampa, fa sapere la dirigenza scolastica, “era incompleta e poco corretta”.

Tre fratelli, giunti in città all’inizio del mese di novembre, hanno iniziato a manifestare i sintomi. Portati all’ospedale è stata diagnosticata la malattia e dato avvio alla cura. Nel mentre l’Ats Valpadana e i genitori dei piccoli hanno informato la scuola (anche quella da cui provenivano i bambini) e dato istruzione per la pulizia/disinfezione degli ambienti.

Questa mattina il sindaco Stefania Bonaldi con gli assessori all’Istruzione e al Welfare (entrambi medici al Maggiore), ha tenuto una conferenza stampa a scuola per tranquillizzare i genitori. Tra questi la rappresentante del Comitato, che si è detta dispiaciuta “perché i genitori hanno contattato la stampa prima ancora di informarsi. Lavoriamo duramente affinché questa scuola abbia riscontri positivi sia per le iscrizioni che su tutti gli altri fronti: che ora, per un allarmismo infondato, venga bollata come un luogo da evitare ci dispiace molto”.

La scabbia è un acaro che si infila sottopelle, causando un forte e fastidioso prurito. Un battere che, comunque, è contagioso solo attraverso un contatto prolungato direttamente con la pelle. “Non salta, non è un pidocchio – ha aggiunto l’assessore Galmozzi – La profilassi dura circa 10 giorni e consiste nell’applicazione di un unguento che elimina l’acaro”. L’Ats ha dato inoltre alla famiglia precise istruzioni su come trattare lenzuola e abiti in famiglia, “perché ora i più vulnerabili sono i genitori”.

“Ognuno, secondo il proprio ruolo, è intervenuto tempestivamente e con serietà – ha spiegato il primo cittadino – non per questo significa che ci sia un’epidemia. Gli allarmismi non servono a nulla. Comprendo la preoccupazioni dei genitori, ma è stato fatto tutto quanto è stato mandato dall’Ats di fare”.

La preoccupazione ora, una volta che i bambini saranno guariti e rientreranno in classe, è che vengano evitati per paura di un contagio che anche l’azienda sanitaria ha escluso. “Non vanno trattati da untori. Siamo qui proprio per cercare di ridurre i toni, perché è necessario farlo – ha concluso Gennuso – stiamo parlando di bambini e trasmettere loro la paura ci sembra fuori luogo”. Ma per questo la scuola conta ovviamente sul senso di responsabilità dei genitori.

Ambra Bellandi

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