Cronaca

Abusi sessuali su minori: per l'ex don Inzoli fissato l'appello al 21 settembre

E’ stato fissato al prossimo 21 settembre a Brescia il processo d’appello nei confronti di don Mauro Inzoli, 67 anni, il carismatico capo di CL condannato il 29 giugno del 2016 dal gup di Cremona Letizia Platè a 4 anni e 9 mesi di reclusione per abusi sessuali su minori con l’aggravante dell’abuso di autorità. Don Inzoli, ridotto il 20 maggio scorso con sentenza definitiva allo stato laicale da Papa Francesco, era stato processato con il rito abbreviato. Nel conteggio della pena era stato tenuto conto anche del risarcimento alle due parti civili e ad altre tre parti offese. A ciascuno dei cinque minori, il religioso aveva riconosciuto una somma di 25mila euro. L’ex religioso doveva rispondere di otto episodi di violenza sessuale commessi sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove CL portava i minori durante le vacanze estive. I fatti sarebbero accaduti tra il 2004 e il 2008. Tra le persone offese, un ragazzino all’epoca di soli 12 anni e un altro di 13. Sono gli episodi più gravi in quanto commessi ai danni di minori di 14 anni. Le altre vittime avevano tra i 14 e i 16 anni. Contestato l’abuso di autorità in quanto nei periodi dei presunti abusi Inzoli ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca. I ragazzi frequentavano l’oratorio per i perfezionamenti spirituali che svolgevano con il don. Da parte del prete ci sarebbero stati baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tutte le presunte vittime avevano raccontato di una loro fortissima sottomissione psicologica davanti a don Mauro: in sostanza, sarebbero rimasti allibiti, ma non avrebbero avuto la forza di reagire. Uno dei giovani aveva raccontato che per i genitori don Inzoli era un “idolo meritevole di venerazione”. L’imputato, come in primo grado, è difeso dagli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani di Milano.

Sara Pizzorni

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