Cronaca

Furto corpi di reato. Oltre ai due dipendenti 'infedeli' spuntano altri tre indagati

Spuntano altri tre indagati nell’inchiesta della squadra mobile riguardante la sottrazione di droga e armi dall’ufficio sequestri del tribunale. Oltre ai due dipendenti ‘infedeli’ finiti in manette, risultano coinvolte altre tre persone: si tratta di un dipendente di un bar di via Mantova, di un cremasco e del responsabile dell’ufficio corpi di reato, quest’ultimo indagato per omessa vigilanza.

Nell’ottobre scorso la polizia aveva arrestato Francesco Manfredi, addetto dell’ufficio corpi di reato, e Attilio Valcarenghi, addetto alla cancelleria civile, entrambi cremonesi. Manfredi è accusato di peculato e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, mentre Valcarenghi, di concorso in peculato e detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo.
Secondo l’accusa, l’addetto dell’ufficio corpi di reato, abusando della sua posizione, aveva asportato in diverse occasioni droga sequestrata e contenuta nei reperti destinati alla distruzione a seguito della chiusura dei processi. Da parte sua, Valcarenghi, appassionato di armi, si era fatto consegnare dal complice delle munizioni sequestrate che poi aveva nascosto all’interno di una tasca. I poliziotti, grazie all’ausilio di telecamere nascoste, avevano sorpreso Manfredi mentre riempiva una borsa con circa quattro chilogrammi di droga, tra hashish, marijuana e cocaina. Il 21 ottobre del 2016 aveva lasciato il tribunale in sella al suo scooter per raggiungere la sua abitazione. La polizia lo aveva seguito e fermato sotto casa e trovato in possesso della droga.

A chi era destinato lo stupefacente ? Agli inquirenti, il dipendente aveva fatto un nome, quello del dipendente di un bar in via Mantova, che ora risulta formalmente indagato nell’inchiesta. L’altro indagato, un cremasco, è invece finito nei guai per i suoi contatti con Valcarenghi. Nell’abitazione di quest’ultimo gli uomini della mobile avevano sequestrato un vero e proprio arsenale. Alcune delle armi erano regolarmente denunciate, mentre la maggior parte detenute illegalmente, tra cui tre pistole e un fucile a canne mozze che erano custoditi nel caveau del tribunale in attesa di essere distrutti. Anche la casa del cremasco è stata perquisita. La polizia ha sequestrato delle armi, anche se dai risultati della perizia disposta dalla magistratura sarebbero risultate inerti, e cioè che non potevano sparare, o delle repliche.

Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Pierpaolo Beluzzi, Francesco Manfredi, che aveva ammesso da subito le sue responsabilità, aveva spiegato che l’attività illecita di sottrazione dei corpi di reato non andava avanti da molto tempo. L’uomo aveva dichiarato di aver agito così per colpa di problemi economici.

Sara Pizzorni

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