Politica

Agazzi: 'Chi ha riconsegnato Crema al centrosinistra si faccia da parte'

Riconfermato consigliere, con ben 404 preferenze è stato il candidato più votato in città: Antonio Agazzi, da sempre definito ‘mastino’ dell’opposizione è oggi al centro di una critica interna al suo partito, Forza Italia che lo vedrebbe colpevole, al ballottaggio, di aver dirottato i voti su Stefania Bonaldi.

E’ preoccupato per le critiche che le stanno muovendo i compagni di partito? “Penso sia il tentativo di trovare degli alibi, di agitare possibili congiure per non fare una sincera analisi in termini autocritici da parte dei veri responsabili di questa sconfitta. Ho portato 404 voti certo a me, alla mia lista – perché se abbiamo 3 seggi è grazie anche alle mie preferenze – quindi i miei voti sono andati a beneficio del candidato Enrico Zucchi. E sicuramente ha beneficiato più di questi che di quelli della lista ‘Crema Popolare’ del sindaco di Offanengo. Poi, al ballottaggio rimane in campo il candidato, la sua persona, la sua biografia, la sua storia professionale, il suo profilo, il suo stile. Non c’è più il traino dei consiglieri ma due nomi scritti sulla scheda, ed è al ballottaggio che Zucchi ha ceduto. Quindi il problema in realtà è il candidato sindaco che non è piaciuto ai cremaschi così come è stato bocciato il suo entourage e credo anche la sua campagna elettorale”.

Perché avete perso? “Appena formalizzate le candidature a sindaco di Crema una parte evidentemente determinante di concittadini si è rifatta andare bene Stefania Bonaldi, ritenendola la meno peggio”.

Il ruolo di Forza Italia nella sconfitta? “E’ stato meno negativo di quello che si creda; Forza Italia insieme a Fratelli d’Italia è arrivata buon ultima all’adesione sulla candidatura a sindaco di Enrico Zucchi. E’ agli atti il fatto che in una certa fase gli Azzurri abbiano giustapposto alla sua una candidatura istituzionale (Simone Beretta,ndr). Tuttavia Zucchi rispose pubblicamente che nella vita lui non aveva mai fatto passi indietro; destino ha voluto che siano stati gli elettori a non promuoverlo alla massima responsabilità di gestione della vita politica della città. Forza Italia, proponendo Beretta, ha tentato di azzerare la situazione cercando di far individuare un altro riferimento. Fallito il tentativo il partito ha poi dato il pieno appoggio al candidato del centrodestra durante la campagna elettorale: è il partito in cui le preferenze sono state attribuite in modo più consistente. E questo è positivo per un candidato, perché tutti coloro che corrono davvero per arrivare in Consiglio non aiutano solo sé stessi o la lista, ma sostengono molto il candidato sindaco. Certo questo al primo turno, perché al ballottaggio il candidato è da solo. Forza Italia ha quindi avuto un ruolo marginale nella sconfitta e ha sostenuto il candidato fino all’11 giugno”.

E il ruolo degli partiti in coalizione? “Più che un ruolo nella sconfitta ne hanno ricoperto uno determinante nella scelta del candidato, mettendo Forza Italia con le spalle al muro. Poi va riconosciuto che lo hanno coerentemente sostenuto, penso alla Lega Nord, con un andirivieni di Roberto Maroni e Matteo Salvini, quindi indubbiamente il Carroccio esce bocciato più di Forza Italia perché si sono esposti molto di più”.

Se glielo avessero chiesto si sarebbe candidato sindaco? “Certo, tuttavia il mio partito e il centrodestra hanno raggiunto un livello di miopia tale che l’unico nome a cui non hanno mai pensato è quello del candidato più votato al Consiglio comunale di Crema. Che sia stato bocciato il candidato sindaco si riflette anche sul fatto che Zucchi si è presentato con 10 liste e la Bonaldi con 6, non 9 come quando l’ho sfidata io. Io al tempo ne avevo 4 ed ero senza la Lega Nord. E la Bonaldi non aveva più rifondazione e socialisti, che hanno avviato una scontro interno a sinistra, inoltre non c’era l’effetto del primo sindaco donna. 5 anni fa il centrodestra era uscente, stavolta la penalizzazione dell’aver governato la scontava lei, che si è anche rovinata con il sostegno fermo alla costruzione moschea. Ebbene nonostante tutto questo, e nonostante questa volta ci fosse una fase espansiva del centrodestra che ha vinto ovunque, persino nell’ormai ex-Stalingrado d’Italia; nonostante ciò Zucchi ha perso. Per colpa di Agazzi? La raccontino a qualcun’altro”.

404 preferenze sono una soddisfazione, perché secondo lei riscuote così tanto consenso tra i suoi concittadini? “Una soddisfazione enorme. L’ultima volta mi ero candidato al Consiglio 10 anni fa e presi 304 voti: 100 in meno. Me lo chiedo anche io come mai; senza dubbio i cremaschi hanno premiato un mio rapporto molto diretto con loro, non solo attraverso i social, ma in termini di ascolto quotidiano, facendomi carico delle richieste che si è tradotto nel tempo in un rapporto facile con la mia persona. Penso anche che sia stata premiata la franchezza con cui io ho detto quello che pensavo di questo candidato. Non l’avrei immaginato nelle più rosee previsioni: ho dato voce a una fetta dell’elettorato che esprimeva disagio. Chi non ha gradito la candidatura di Zucchi ha preferito la mia franchezza. Sono tra quelli che i voti è andato a prenderli uno a uno. E’ una soddisfazione che viene dal cittadino elettore, il risarcimento arriva da lì, mai dal ceto politico”.

Come vede il futuro di Forza italia a Crema? Serve un cambio ai vertici? Occorre che i giovani facciano da traino o devono ancora guardare e imparare chi ha esperienza? “In linea generale, al di là di Forza Italia, chi è responsabile delle scelte che sono state compiute che hanno portato ad una sconfitta così evidente e resa palese dal contesto vincente del centrodestra, dovrebbe farsi da parte autonomamente, ma non solo in Forza Italia. Credo sia un principio generale, ma essendo tale non riguarderebbe solo il coordinatore cittadino Gianmario Donida, ma di una filiera che sarebbe giudicata eccessiva: dal cittadino al regionale, arrivando forse fino all’europarlamento. Sarei giudicato un po’ eversivo….

I giovani sono il vivaio di una forza politica e la cosa più brutta è scoraggiare con certe condotte l’impegno di giovani e meno giovani che potrebbero portare una ventata di novità alla politica e nelle istituzioni. Devono essere anche accorti e saper riconoscere il ‘come’ si fa politica: non conta da quanto tempo la si faccia, ma la modalità con la quale si opera. Questa capacità di discernimento, nei giovani che si sono mossi in queste settimane, non l’ho colta. Per un periodo ho pensato che l’obiettivo della ‘rottamazione’ fosse verso qualcuno con il mio profilo: hanno sbagliato bersaglio se pensavano questo. E lo dicono gli elettori, non io, che hanno capito la freschezza del mo impegno per il bene comune. Chiederei ai giovani di avvicinarsi ma con capacità di discernimento altrimenti è solo un tentativo di sostituire persone, ma questo non è rinnovamento della politica”.

Un’ultima domanda: se le proponessero di ricoprire la carica di presidente del Consiglio? “Avevo già risposto pubblicamente: non ho nulla da richiedere perché la suddivisione delle responsabilità è ad appannaggio di chi vince, e la mia squadra non ha vinto. Non avrei nulla da eccepire se la scelta del presidente fosse una scelta interna alla maggioranza, lo riterrei logico. Tuttavia la storia di questa città dimostra, con l’esempio di Claudio Ceravolo che chiese la disponibilità di Bruno Bruttomesso per continuare a rivestire la carica di presidente, che non sarebbe impossibile. Se il centrosinistra me lo chiedesse, dopo aver ascoltato anche le forze di minoranza, incontrerebbe la mia disponibilità personale. Chiuderei con una battuta, che fa uscire la mia componente narcisista: in questa ultima consultazione amministrativa è accaduto qualcosa di originale; accanto all’elezione del sindaco c’è stata una sorta elezione diretta del presidente del Consiglio comunale”.

Ambra Bellandi

 

 

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