False fideiussioni: la finanza di Roma perquisisce società fittizia a Castelleone
C’è anche il cremonese tra i numerosi territori italiani sottoposti a perquisizione dalla guardia di finanza di Roma che da stamattina ha in corso una vasta operazione su false fideiussioni e auto riciclaggio. Le perquisizioni sono avvenute a Castelleone e nelle province di Genova, Torino, Milano, Parma, Grosseto, Roma, Latina, Viterbo, Napoli, Benevento, Caserta e Bari. A Castelleone, con la collaborazione dei militari della Tenenza di Crema, è stata perquisita una società fittizia, la cosiddetta ‘cartiera’, costituita ad hoc per consentire ad altre imprese di evadere le tasse.
Nel corso di indagini su flussi finanziari sospetti, le fiamme gialle hanno individuato una società operante nel settore finanziario rappresentata legalmente da una “testa di legno” privo di fonti di reddito ufficiali, titolare di numerose partite IVA, parte delle quali relative a società fortemente indebitate. La conferma del ruolo di prestanome è stata ottenuta dagli inquirenti dopo aver sentito in atti i curatori fallimentari, succedutisi nel tempo, della società fallita.
Gli inquirenti hanno accertato l’esistenza di una collaudata e ben articolata associazione per delinquere, costituita da otto soggetti, tutti arrestati, da tempo impegnata nella costante gestione di società appositamente acquisite e, una volta avviate e fatte conoscere al “mercato”, al rilascio di polizze fideiussorie false in regime d’abusivismo finanziario per oltre quattro milioni di euro.
In particolare, le prove raccolte hanno permesso di mettere in luce una complessa organizzazione, dedita all’emissione di polizze fideiussorie in assenza di autorizzazione, che si è avvalsa di strutture societarie di fatto amministrate e dirette da V.A. (alias S.A.), 67 anni, nato a Napoli, destinatario della misura di custodia cautelare in carcere, in quanto capo, organizzatore e promotore dell’associazione per delinquere.
L’attività condotta ha consentito di evidenziare l’esistenza sul territorio nazionale di un gruppo criminale, che a partire dal 2013 ha adottato modalità operative ben collaudate, ma soprattutto avvedute e scaltre, attraverso l’utilizzo di società costituite a tal fine e dismesse dopo un periodo di operatività con il successivo trasferimento della sede all’estero, per essere sostituite da altre compagini sociali, in modo da rendere difficile eventuali accertamenti da parte dell’Autorità di vigilanza e incidendo pericolosamente sul corretto andamento dei mercati finanziari di riferimento.
Agli indagati è stato contestato anche il reato di autoriciclaggio, poiché i proventi illeciti dell’abusiva attività finanziaria, individuati in 772.238,68 euro nel periodo interessato dalle indagini, sono stati trasferiti su conti italiani ed esteri intestati a n. 14 società, riconducibili al capo dell’associazione, con sede in Italia, Malta ed Inghilterra.