Violenza sessuale di gruppo, la vittima portata in trappola dall'uomo che frequentava
E’ stato l’uomo con cui aveva una relazione a portare la 20enne nella trappola in cui è finita per essere la vittima di una violenza sessuale di gruppo a Crema. E’ uno degli elementi emersi durante la conferenza stampa che in Questura a Cremona ha delineato l’indagine che ha portato al fermo di tre uomini. Il questore Gaetano Bonaccorso ha parlato di “accertamenti sviluppati in poche ore” e di “risposta immediata” della polizia, mentre il sostituto procuratore Lisa Saccaro di un “fatto grave”, “fortunatamente raro”. La vicenda si è consumata il 25 maggio e il 27 è scattata l’attività della polizia, che ha acquisito il referto del pronto soccorso e avviato l’indagine, a partire dal racconto della vittima. Fermo convalidato dal gip e custodia cautelare in carcere per i tre uomini. Determinanti, ha spiegato il vicequestore Daniel Segre, a capo del commissariato di Crema che ha sviluppato le indagini, la conoscenza del territorio e la preparazione nell’ascolto in situazioni delicate come questa.
La ragazza, secondo quanto ricostruito dalla polizia, prima della violenza ha trascorso il pomeriggio con un italiano di 36 anni del Cremasco, con cui aveva una relazione, bevendo del vino. E’ stata poi portata in un luogo dismesso, l’ex Everest, nel quartiere Santa Maria, e qui l’uomo ha continuato a darle del vino. Non sono stati molti i dettagli forniti durante la conferenza stampa, anche per tutelare l’identità della vittima, ma è stato spiegato che gli accertamenti svolti sulle confezioni di vino acquistate sono stati importanti per risalire ai movimenti dei protagonisti della vicenda e confermare la ricostruzione. All’ex Everest altre due persone si sono aggiunte, due marocchini di 49 e 53 anni senza fissa dimora, ed è stata consumata la violenza di gruppo. Secondo gli investigatori si è trattato di una trappola e il consumo di vino si configura come un’aggravante. Decisamente importante la rapidità con cui hanno agito gli investigatori, dal momento che, è stato sottolineato in conferenza stampa, l’assenza di una fissa dimora dei due cittadini marocchini (uno dei quali con precedenti rilevanti, anche se non dello stesso genere) avrebbe potuto determinare un loro allontanamento e difficoltà nell’individuazione. Le indagini non sono finite. Ulteriori accertamenti sono in corso per delineare ancora più dettagliatamente il quadro investigativo.