Politica

'Ci riguarda!', ReteScuole Crema aderisce all'appello per il no al referendum

ReteScuole Crema ha aderito all’appello “Ci riguarda!”.

Si tratta di un testo nel quale docenti della scuola italiana, indipendentemente dalla loro appartenenza o meno a forze sindacali, politiche o ad associazioni, spiegano le motivazioni per cui si sentono unitariamente chiamati in causa nella campagna referendaria ed esprimono le ragioni del proprio ‘No’ il 4 dicembre 2016.

“Siamo docenti della scuola: pubblica, laica, pluralista, democratica. Ci sentiamo vincolati ai principi della Costituzione Italiana e alla funzione che essa assegna alla Scuola, luogo di promozione dell’emancipazione umana, del sapere critico e della libertà di pensiero.

La Costituzione entra ogni giorno, come creatura viva e pulsante, nel nostro agire e nelle nostre aule. Ne insegniamo la genesi antifascista, lo spirito unitario dei costituenti, i valori cui si ispira  ed i contenuti imprescindibili: il lavoro a fondamento della Repubblica, della dignità umana e come diritto inalienabile, la parità dei diritti, il ripudio della guerra, la partecipazione democratica, la tutela dei beni comuni e del patrimonio artistico e culturale, la libertà di pensiero e di espressione, l’uguaglianza, la ricerca scientifica e tecnologica libera,  la sovranità popolare.

Crediamo in una scuola come laboratorio di democrazia. Per questo ci opponiamo a tutte le operazioni che ne stravolgono il ruolo, svilendola e deformandola a mero strumento di esercizio del potere e di omologazione, compatibile con una società basata sulla competizione e sull’individualismo, gerarchizzata e subordinata al mito del mercato e del profitto. Ci sentiamo impegnati a promuovere percorsi di crescita culturale e sociale e ad avversare, con tutti gli strumenti costituzionalmente garantiti, un’idea oligarchica di scuola e di società veicolata sia dalla presunta ‘Buona scuola’ che dalle cosiddette ‘riforme costituzionali’.

Di entrambe ci allarmano tanto il metodo del ‘finto ascolto’ e del mancato confronto quanto il merito dei provvedimenti, che prefigurano un paese deprivato non solo sul piano economico ma anche su quello culturale e della democrazia. Al potere concentrato nelle mani del dirigente scolastico, allo svuotamento degli organi collegiali, alla frantumazione della comunità educante e del sistema nazionale d’istruzione, fino alla subalternità agli interessi dell’azienda con l’alternanza scuola lavoro, corrispondono la concentrazione dei poteri nelle mani del Governo e l’umiliazione del Parlamento e, dunque, l’asservimento alle oligarchie industriali e finanziarie e la sottrazione di sovranità popolare. Il discorso pubblico appare dominato da un linguaggio arrogante fatto di parole d’ordine fuorvianti, propagandate come valori costituenti.

Ad esse opponiamo le parole della cultura e dei diritti: al mito della velocità il tempo della riflessione, alla meritocrazia l’impegno responsabile, all’esaltazione della semplificazione banalizzante la capacità di cogliere la complessità, alla governabilità il buon governo, alle false promesse di risparmio l’investimento in democrazia, al decisionismo l’equilibrio dei poteri, alla cultura del capo la partecipazione consapevole, alla logica maggioritaria il valore del pluralismo, al pensiero unico il pensiero plurale e critico.

La difesa della Costituzione ci chiama tutti in causa. “Ci riguarda!”. Per questo voteremo ‘No'”.

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