Cronaca

Fondazione S. Domenico: il Bilancio non passa e Fausto Lazzari si dimette

Baronio, Strada, Lazzari

Il Bilancio consuntivo presentato dal presidente della Fondazione, Giuseppe Strada, non è stato approvato.

Strada ha incontrato il voto contrario di Domenico Baronio, consigliere eletto dal Consiglio comunale ed espressione del Movimento 5 Stelle; e l’astensione di Fausto Lazzari, che rappresenta Rifondazione Comunista. Senza questi due voti favorevoli, secondo lo Statuto della Fondazione San Domenico, il Bilancio non passa.

Le motivazioni di Baronio sono semplici: “Dovrei approvarlo a scatola chiusa visti i tempi a disposizione per verificarne i contenuti e molte voci che richiederebbero un controllo più approfondito”. Una dichiarazione che denuncia la scarsa partecipazione che viene data ai consiglieri da parte del presidente Strada; e Baronio prosegue: “L’aver avuto un bilancio leggibile due giorni prima della sua approvazione, di fatto, già potrebbe giustificare un ‘No’.  Ma sono  il mancato rispetto  dei principi annunciati all’inizio di questa avventura e il fatto che, per me, questa è stata una autentica sconfitta, dato che, oltre a ritrovarmi mio malgrado al centro di polemiche e di tensioni, non ho potuto fare assolutamente nulla, a incidere decisamente sul mio voto. Pertanto questo bilancio non mi rappresenta e, pur ringraziando chi lo ha redatto e revisionato, il mio non può essere che un ‘no’, deciso e consapevole”.

Le cause dell’astensione di Lazzari sembrano andare nella stessa direzione, ovvero lo scarso coinvolgimento nelle decisioni della Fondazione: “L’unico momento per poter essere ascoltati pare che sia, purtroppo, sacrificato nei pochi giorni che precedono l’approvazione del Bilancio. Questo, unitamente al disagio da me percepito in questo primo anno di apparente e frustrante partecipazione ai lavori del CdA, mi portano coscienziosamente e faticosamente a dover decidere sull’approvazione del complesso Bilancio consuntivo, per il quale non posso e non voglio dubitare dei numeri, di cui tuttavia non riesco a decodificarne la specificità in alcune voci a me più familiari”. Lazzari ha proseguito rimarcando la propria “scarsa partecipazione, non per mia specifica volontà (ricordo l’enorme entusiasmo e disponibilità nei primi mesi di lavoro), a scelte di politica culturale che quanto meno avrebbero necessitato di una discussione condivisa democraticamente”. E si è così astenuto dall’approvare il Bilancio “nel quale non trovo significativi motivi di condivisione”.

Ma non è tutto, perché il consigliere espressione di Rifondazione Comunista, ha dato le proprie dimissioni al termine di un Cda tesissimo: “Non è stata una decisione facile – ha dichiarato Lazzari – anche perché ho ricevuto parecchie pressioni sia in un senso che nell’altro nell’ultima settimana”. Sembrerebbe infatti che al consigliere sia stato chiesto di dimettersi prima della riunione, così da rimandare l’approvazione del Bilancio a seguito della nomina di un altro consigliere. I rapporti tra il presidente della Fondazione e Lazzari erano dunque giunti alla frutta, tanto che quando il consigliere ha detto: “Se reco così tanto fastidio posso anche dimettermi”, lo stesso Strada ha colto la palla al balzo chiedendo che questa dichiarazione venisse messa a verbale come accettazione delle dimissioni.

“Ringrazio tutti coloro che un anno fa hanno avuto fiducia nella mia persona – mi riferisco in modo particolare al sindaco Stefania Bonaldi e alle diverse componenti che formano la  maggioranza che governa questa città – oggi debbo purtroppo confrontarmi con una realtà che non avrei mai pensato di conoscere. Non sono riuscito nell’intento di offrire un mio valido contributo e me ne rammarico”, ha concluso Lazzari, amareggiato.

La Fondazione, tramite comunicato ufficiale, ha fatto sapere che “i consiglieri eletti dal Consiglio comunale – ad eccezione ovviamente del Presidente Giuseppe Strada – hanno respinto un bilancio con saldo positivo: +1.196 euro di utile d’esercizio e circa 30mila euro di accantonamenti destinati a interventi di manutenzione, adeguamento tecnico, borse di studio per agevolare la frequenza all’Istituto Folcioni, che rappresenta il frutto di un lavoro collegiale. Come noto, il bilancio consuntivo si traduce infatti in azioni concrete che, nel caso della Fondazione, hanno portato a risultati significativi. Come in un qualsiasi organo di carattere gestionale e amministrativo analogo, decisioni e conseguenze del CdA sono frutto di un processo di confronto democratico, confronto in cui il principio di maggioranza determina scelte e indirizzi – proseguono i consiglieri – In questo senso, i Consiglieri d’Amministrazione designati dai Soci Fondatori e Sostenitori ribadiscono il loro appoggio e fiducia incondizionata alla persona e all’operato del Presidente Giuseppe Strada, il cui contributo rimane imprescindibile per il proseguimento di una strategia triennale che arricchisca ulteriormente gli importanti risultati già raggiunti in un anno di operato”.

Antonio Chessa, Gianfranco Ervin, Paola Moretti, Antonio Zaninelli e Umberto Bellodi condannano la decisione di Baronio e Lazzari, affermando che le loro motivazioni non abbiano interessato gli aspetti tecnici del Bilancio, ma “concentrandosi al contrario su argomentazioni non sempre pertinenti al tema di discussione e in molti casi contraddette dai fatti e dagli atti prodotti dal Consiglio medesimo”.

Ora la Fondazione si trova a un bivio: la surroga, ovvero la nomina, da parte del Consiglio comunale, di un nuovo consigliere, oppure l’azzeramento del Cda. In ogni caso, entrambe le decisioni, restano in seno al Consiglio comunale.

Ambra Bellandi

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