Politica

Nessuna intesa tra Cremona e Crema, Piloni cerca mediazione

AGGIORNAMENTO  – “Il tema dell’Area Vasta è tanto complesso quanto delicato – afferma il segretario provinciale del Pd Matteo Piloni, sollecitato a prendere posizione circa la lotta aperta tra sindaci cremaschi e cremonesi. “Non credo serva a nulla e a nessuno continuare a far emergere tensioni. Serve soprattutto comprendere una cosa: che è quantomai necessario confrontarsi sugli argomenti e con gli argomenti. Comprendendo le differenze, le esigenze e le specificità di ciascuno, mettendosi in una posizione di ascolto delle “ragioni degli altri”. Per questo credo che i Sindaci, tutti, e non solo Cremona e Crema, dovrebbero trovare l’occasione di discutere e confrontarsi insieme, per spiegare le proprie ragioni e, perchè no, provare a trovare una sintesi da condividere. L’ho detto e chiesto più volte. Basterebbe davvero poco”.

Ha suscitato un coro di disapprovazione sul cremasco la lettera del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti sul tema dell’Area vasta e sulle ragioni per cui la separazione tra le due città è un errore (leggi qui: Area Vasta, dura presa di posizione di Galimberti: ‘No frammentazione territoriale’).

“Leggendo la lettera del sindaco di Cremona sul tema delle aree vaste e le sue esortazioni all’unità – continua Bonaldi –  è difficile non riandare con la memoria a poche settimane orsono, quando i sindaci del Cremasco sono stati esclusi dall’incontro col sottosegretario Nava, pure essendosi presentati nella sede della riunione per fare ascoltare la propria voce, unanime”. Il riferimento è all’incontro svoltosi ad aprile presso la sede regionale di via Dante (leggi qui: Sindaco: ‘Cr con Mn ma unite a Crema’. Non ammessi al Tavolo sindaci cremaschi).

“Con una grave mancanza di rispetto e di cortesia – aggiunge Bonaldi –  siamo stati tenuti fuori dal luogo dell’incontro, senza che il sindaco Galimberti sentisse anche solo il bisogno di venire a salutarci. In quel caso il sindaco di Cremona si è intrattenuto al tavolo istituzionale senza che fosse un problema escludere dall’incontro proprio i territori di cui si parlava e che vorrebbero decidere il proprio destino autonomamente, usando il criterio della ragionevolezza. Un territorio che vorrebbe partire dalla propria storia, dalle sue
propensioni culturali, logistiche, economiche.
L’unità non è un valore di per sé, in passato popoli molto uniti sono stati capaci di azioni riprovevoli. Un valore è il rispetto delle culture, quasi del tutto assente in questa vicenda politica. Un valore sono obiettivi comuni, nell’interesse generale, non di quello
di una parte. Il territorio cremasco è orientato verso Lodi e verso Milano perché vuole assecondare la sua a propensione naturale, la stessa che conduce ogni giorno migliaia di cittadini verso il capoluogo lombardo, che trasferiscono talento e impegno in quella direzione riportando a casa l’energia presa nell’interazione. Noi sentiamo che è oggi questo è l’orizzonte del nostro territorio, mentre avvertiamo soluzioni diverse come una forzatura nonché un’offesa alle nostre analisi, supportate da studi autorevoli e non da
irragionevoli posizioni campanilistiche”.

Accanto a Bonaldi altri sindaci del cremasco la pensano allo stesso modo, come Rosolino Bertoni, sindaco di Palazzo Pignano, Antonio Grassi, sindaco di Casale Vidolasco e rappresentante dei sindaci della costituenda area omogenea; e seppure con sfumature diverse, i sindaci dei comuni più periferici della Provincia, Fabio Calvi di Rivolta d’Adda e Luigi Poli di Spino.

Sul fronte cremonese però si leva la voce indignata verso i cremaschi di Roberto Mariani, sindaco di Stagno Lombardo, ex presidente del consiglio in Provincia, voce spesso critica all’interno del Pd: “Da sindaco ed elettore del Pd – afferma – mi vergogno di quanto rilasciato ai giornali oggi da certi amministratori cremaschi nei confronti del sindaco di Cremona sull’Area Vasta. Vuole questo partito, da partito serio, prendere posizione su questo tema, o no? Inaccettabili le frasi della Bonaldi, una vergogna”.  E qui il tema  – da istituzionale – si sposta sul piano della vita interna del Pd, con le note difficoltà della segreteria provinciale a tenere insieme aspettative e istanze dei suoi stessi sindaci.

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