Politica

Centro culturale arabo, Forza Italia all’attacco

Simone Beretta, Renato Ancorotti, Enzo Bettinelli

“Eravamo partiti dal Patto d’onore con la comunità musulmana, dove prevedevamo il riconoscimento della pari dignità delle donne e della tracciabilità del denaro. Oggi possiamo dire che se fosse stato sottoscritto non ci saremmo trovati in queste condizioni”. Così Renato Ancorotti ha introdotto le perplessità di Forza Italia sui recenti sviluppi in merito al centro culturale arabo, il cui progetto è stato ritenuto non ammissibile al bando emanato dal Comune di Crema per via di insufficienti garanzie economiche.

Il risultato finale è “l’aver diviso una città su un’opera che nemmeno verrà realizzata”, ha chiosato Ancorotti. La vicenda negli ultimi giorni ha suscitato grandi reazioni nel mondo politico. Dopo il club socio culturale Forza Silvio Crema 1, anche il circolo cittadino di Forza Italia ha rotto il silenzio. Il capogruppo Simone Beretta ha spiegato che “mai mi è capitato di vedere dilettanti allo sbaraglio come l’attuale amministrazione con questa partita: per com’è stata gestita, chiunque si sarebbe aspettato l’avrebbero portata a termine”.

Secondo il capogruppo, l’aspetto peggiore di tutta la vicenda è che “gli amministratori sono stati dei creduloni: non si può far partire l’iter di un progetto come quello del luogo di culto islamico accontentandosi delle garanzie a parole. Questa operazione è costata, e neanche poco”. E sbaglierebbe il sindaco a pensare di “essersi tolta questa mina dalla campagna elettorale – puntualizza Beretta – perché i cittadini vorranno sapere se intenderà proseguire in questo processo strategico”.

Per quanto concerne la situazione attuale, il progetto in via Milano è fermo ma l’area rimane destinata ad attrezzature religiose. Al contempo l’associazione Assalam si è detta interessata ad affittare un capannone per adibirlo a luogo di culto. Ma anche su questo Forza Italia frena l’entusiasmo sul nascere: “ad oggi le strade percorribili sono due – ha chiarito Enzo Bettinelli – o si ricomincia daccapo un nuovo bando, con tutto ciò che ne consegue, oppure è necessario trasformare la destinazione d’uso del fabbricato”.

In quest’ultimo caso, la scelta obbligata ricadrebbe sulla trasformazione in “attrezzatura ricreativa di spettacolo – ha precisato ancora Bettinelli – ma ciò implicherebbe una variante all’attuale Pgt” ed evidenti limiti di coerenza. Ultima alternativa è realizzare il luogo di culto in un’altra area, a patto che sia già stata enucleata all’interno del piano delle attrezzature religiose. A tutto ciò si aggiunga poi che rimangono i paletti fissati dalla cosiddetta legge regionale antimoschee, che di fatto rende impossibile “trasformare un capannone in un luogo di culto”.

Molto probabile che del destino del centro culturale arabo si tornerà a parlare concretamente solo con le elezioni comunali del 2017. Inshallah.

Stefano Zaninelli

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