Area vasta Crema e Lodi: “dati reali, non sensazioni”
Gli obiettivi erano tre. Primo: fornire un quadro del panorama attuale. Secondo: dare concretezza alle suggestioni che si sono rincorse negli ultimi mesi. Terzo: mostrare la fondatezza delle proposta di “matrimonio” – come più volte è stata ribattezzata – tra il Cremasco e il Lodigiano. E così è stato. Quanto emerso ieri sera in sala Pietro da Cemmo, gremita per l’incontro sulle prospettive degli enti locali, trova nel titolo della serata la sua sintesi più accurata: Due periferie per fare una centralità.
La parola d’ordine dello studio esposto da Stefano Zane – commissionato dai sindaci dell’area omogenea cremasca – è una: omogeneità. La statistica parla chiaro: Cremasco e Lodigiano sono aree tra sé coerenti. Lo dimostra anzitutto la demografia: tra 2001 e 2014 il Cremasco ha fatto registrare una crescita del 12,2%, l’ex provincia di Lodi del 15,9%, quella di Cremona del 7,7% e quella di Mantova del 9,8%. Cremasco e Lodigiano sono anche le zone con la maggiore percentuale di giovani (23,1% e 23,5% rispettivamente).
Si può dire altrettanto dell’economia: la tripartizione in agricoltura, industria e servizi, mostra una discrepanza tra i due territori non superiore al 3%. Se nel Cremasco i settori di traino sono la meccanica, la chimica e l’alimentare, nel Lodigiano c’è solo da invertire l’ordine dei primi due. Entrambi i territori, poi, sono caratterizzati da una folta presenza di imprese di dimensioni piccole e micro. Tutto ciò potrebbe fungere ha humus per la creazione di cluster in grado di dare risposta alla sfida dell’internazionalizzazione delle imprese.
Come ha sottolineato Zane, nel riassetto degli enti locali “la riflessione va allargata alle funzioni che verranno associate alle aree vaste”. Ad oggi, tra queste rientrano la pianificazione territoriale, i servizi di trasporto e costruzione e gestione delle strade provinciale, la programmazione della rete scolastica – inclusa la questione edilizia –, pari opportunità, cultura, ambiente, protezione civile, turismo e, soprattutto, la raccolta ed elaborazione dati relativa agli enti locali, oltreché le funzioni delegate ai Comuni.
“Le nostre – ha commentato il sindaco Stefania Bonaldi, dopo aver illustrato l’articolato percorso compiuto dai sindaci cremaschi a partire dal 15 maggio 2015 con la costituzione dell’area omogenea cremasca – non sono semplici suggestioni, ma dati reali. Il nostro percorso non è dettato dal campanilismo. È guidato dal concetto di sussidiarietà, cioè della vicinanza tra servizi e cittadini”. Un sentimento, questo, che vede “il Cremasco presente in modo convinto e coeso”.
Stefano Zaninelli