Pd alla resa dei conti, convocata per lunedì la segreteria provinciale
Convocata per lunedì prossimo, 6 giugno, la segreteria provinciale del Pd. I gruppi dirigenti cremasco e cremonese sono chiamati a trovare un punto di incontro nell’ambito di una lite che investe non solo il dimensionamento scolastico, ma il tema ben più complesso della nuova area vasta. All’interno della segreteria cremonese c’è chi vorrebbe lanciare un segnale forte a Matteo Piloni, segretario provinciale, lasciando intravedere la possibilità di una sfiducia; e chi invece pur criticando l’inerzia del provinciale nel tenere unite le istanze di tutto il territorio, non ritiene utile una rottura, visto che l’autonomismo a 360 gradi dei cremaschi va ben oltre la figura del segretario e coinvolge decine di amministratori dell’hinterland di Crema. “Crema è stata in grado negli anni di costruire un ‘sistema’ nei comuni circostanti, partendo dalla gestione associata di molti servizi”, fanno notare da Cremona, “quello che Cremona non è riuscita a fare”. Riferimento ad esempio alla società patrimoniale dei servizi pubblici, Scrp, che ha gestito finora i rifiuti nell’area cremasca, omologa di Aem a Cremona che al contrario non è riuscita mai, se non in sporadici casi, ad inglobare i comuni limitrofi.
Il problema della coesione territoriale riguarda anche altri partiti, come emerso nell’ultimo consiglio provinciale che avrebbe dovuto votare le aggregazioni tra le scuole. Con due consiglieri di centrodestra, Rossoni e Calvi, schierati insieme ai colleghi di centrosinistra Bonaldi, Savoldi e Fiori contro la soluzione del presidente Vezzini; e i loro compagni di schieramento Sisti, Abruzzi, Fasani che più o meno convintamente hanno sostenuto lo schema di quest’ultimo. Un quadro che rappresenta il fallimento della politica nel far trovare un’intesa a territori con storie diverse, lasciando così spazio a rivendicazioni territoriali viste come dannose in un periodo di grandi incertezze istituzionali.
“Le distanze non le misurerei in chilometri ma in servizi”, afferma da Casalmaggiore Serenella Taraschi, componente di segreteria provinciale, espressione di quella fetta di territorio che sembra avere un miglior feeling con Cremona. “Non è questione di feeling – continua – si è sempre lavorato in autonomia tra Cremona e Casalmaggiore. Il punto è che adesso c’è l’esigenza di ristrutturare un territorio da tutti i punti di vista, tenendo come bussola di orientamento i servizi ai cittadini. Accapigliarsi su questioni territoriali non serve”.
Intanto dal Pd cremonese cresce l’apprezzamento per quanto il sindaco Galimberti sta facendo in termini di collaborazione con i capoluoghi limitrofi: Brescia, Bergamo, Mantova, Piacenza. Il modello degli accordi di programma su singoli temi – dalla gastronomia al turismo, alla navigazione fluviale – riesce molto meglio con i territori di fuori provincia che non con il cremasco. “Ma il cremonese sarà sempre più debole se si presenta diviso nelle trattative con gli altri territori”, affermano in via Ippocastani. La preoccupazione è forte perchè la vicenda del dimensionamento scolastico è solo la più eclatante e forse nemmeno la più importante di una serie di nodi che arriveranno al pettine. Polvere che finora è stata nascosta sotto il tappeto, ma che per forza dovrà essere affrontata nei prossimi mesi, quando non si potrà più rimandare la questione delle nuove aggregazioni territoriali, e prima che la regione decida per conto proprio che destino dare all’ex provincia di Cremona. E in molti nel Pd si chiedono se un segretario provinciale che è anche amministratore nel comune capofila della ‘rivolta’ a Cremona, sia la persona più adatta a portare avanti questa partita.
gbiagi