Festa della Repubblica, le celebrazioni a Crema
Si sono aperte con la deposizione della corona d’alloro alla colonna votiva di piazzale delle Rimembranze le celebrazioni per il settantesimo anniversario della Festa della Repubblica. Come da tradizione, erano numerose le autorità civili e militari – con il sindaco, gli assessori, gli esponenti politici del territorio ed i vertici dei corpi delle forze dell’ordine – che hanno preso parte alla cerimonia.
Le attività istituzionali sono proseguite con la sfilata in corteo lungo piazza Garibaldi e via Mazzini, alla volta di piazza Duomo. Apripista della manifestazione, il corpo bandistico Giuseppe Verdi di Ombriano ha accompagnato il cordone fino in cattedrale, dove subito dopo si è svolta la funzione religiosa. L’ultimo momento istituzionale della mattinata si è svolto al famedio, per l’allocuzione del sindaco.
Nel discorso ufficiale (integrale in allegato) il sindaco Stefania Bonaldi ha ricordato Sara, la ragazza bruciata viva dal suo ex fidanzato a Roma: “ancora troppi uomini – ha affermato – pretendono di stabilire la loro signoria sulle nostre vite, ma non diventeremo mai una vera Repubblica fino a quando non riusciremo a dare alle donne italiane il diritto di amare chi vogliono senza correre il rischio di essere bruciate vive, come accadeva alle streghe nei secoli bui”.
Non è mancato il riferimento alla consegna della Costituzione ai neomaggiorenni, avvenuta due giorni fa a palazzo comunale: “regalando la Costituzione ai diciottenni di Crema li ho invitati a scorrere le sue pagine, magari una alla volta, articolo per articolo. Ai giovani, ma ad ogni cittadino, vecchio e nuovo, il compito di apprendere ciò che la Costituzione contiene, di farne memoria e di difenderlo con l’onestà e l’impegno”.
E proprio la Costituzione, nella Festa del 2 giugno, assume il significato del testimone: uno strumento, un ideale in grado di unire le generazioni passate a quelle future: “Lodovico Benvenuti, Mario Perolini, Giovanni Valcarenghi – fondatori del Comitato di liberazione di Crema, ai quali è stata dedicata stamani la lapide al famedio in piazza Duomo – insieme a tante persone comuni seppero andare oltre la loro identità, costruendone una che le sommasse tutte, anche quelle degli italiani che dovevano ancora nascere e che dovranno ancora nascere, perché lo spirito con cui si applicarono era quello del sogno, dell’ideale, dell’interesse collettivo. Lo spirito dei costruttori sapienti, che seppero usare ogni pietra disponibile per costruire la nostra casa comune. Viva l’Italia e viva la nostra casa comune, che poggia le sue fondamenta sulla nostra Costituzione, e viva tutte le persone di buona volontà che quella casa difendono tutti i giorni con le proprie fatiche”, ha concluso il sindaco.
[Il discorso del sindaco Bonaldi]
Stefano Zaninelli