Il Cremasco alla Regione: “vogliamo autodeterminarci”
Si è aperto con l’intervento di Carlo Malvezzi, presidente della commissione Affari istituzionali della Regione Lombardia, l’incontro di confronto tra la Regione ed il territorio cremasco. Una tappa importante, quella svolta ieri sera in sala degli Ostaggi a Crema, nella quale i sindaci cremaschi hanno presentato il documento in cui mettono nero su bianco la volontà di creare l’area vasta Adda Serio, approvato durante l’assemblea della scorsa settimana.
Tracciando il quadro introduttivo, Malvezzi ha spiegato che le aree omogenee non trovano spazio nella riforma degli enti locali: “vi è una certa rigidità nell’immaginare possano esercitare forme di governo”. Secondo il consigliere Ncd, sono tre i grandi effetti della legge Delrio, in vigore dall’8 aprile 2014: rafforzare i poteri dello Stato, depotenziare le funzioni regionali, incrementare il protagonismo dei Comuni.
Chiaro il messaggio che arriva invece dall’Area omogenea cremasca: “siamo desiderosi e motivati ad approfondire l’opzione di unione con il Lodigiano”. Dopo aver ripercorso le tappe salienti degli ultimi mesi, il sindaco Stefania Bonaldi ha spiegato che “questo potrebbe essere il momento storico per rivedere alcuni equilibri. Chiediamo, come Cremasco, di poterci autodeterminare. Questo non significa fare la guerra a qualcuno, ma rappresentare, essendo stati eletti dai cittadini, le istanze del territorio”.
A breve lo studio Zane di Brescia dovrebbe approntare il documento che spiega, da un punto scientifico, l’appropriatezza del progetto dell’area vasta Adda Serio. Un’ipotesi, quest’ultima, reputata legittima dallo stesso sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti. Ma il messaggio che arriva dal capoluogo dell’ex provincia è l’invito a non escludere Cremona e il cremonese: “sono più gli aspetti che ci uniscono di quelli che ci dividono”, ha commentato Galimberti, auspicando che il confronto possa portare all’integrazione.
L’auspicio del sindaco di Cremona è stato colto dall’omologo castelleonese, Pietro Fiori, secondo il quale non converrebbe chiudere definitivamente il dialogo con tutte le forze in gioco. Meno morbido, invece, il giudizio espresso dal primo cittadino di Casale Cremasco Vidolasco, Antonio Grassi, secondo il quale “Cremona sa di aver bisogno del Cremasco, della sua ricchezza, ma l’ha sempre costretto a subire”. Deciso anche Giovanni Calderara, sindaco di Agnadello, che ha spiegato come l’alto Cremasco si senta più affine al Trevigliese e al Lodigiano rispetto al Cremonese.
Quanto invece alle istanze regionali, il leghista Federico Lena ha messo l’accento sulla difformità di pensiero tra il livello politico e quello economico – l’indirizzo espresso dalle associazioni di categoria traccia l’orizzonte al Po. Al contrario, Agostino Alloni (Pd) ha ribadito come la possibilità di far coincidere area omogenea ed area vasta non sia da scartare, fermo restando che “l’ipotesi di aggregazione con Lodi è convincente”.
A Malvezzi l’onere di tirare le somme dell’incontro. Il consigliere ha ribadito l’impegno ad inserire nel dossier regionale il documento approvato dall’assemblea dei sindaci cremaschi. Convergendo sulla legittimità del dialogo tra l’area omogenea cremasca ed il Lodigiano, ha concluso auspicando che la futura area vasta – ex provincia di Cremona – possa essere davvero estesa, aprendo di fatto alla possibilità di una maxi aggregazione, dal Lodigiano al Mantovano.
Stefano Zaninelli