Politica

Referendum sociali, anche a Crema è nato il Comitato

Alcuni esponenti del Comitato: Rocco Albano, Francesco Favalli, Iris Campostori, Pasquale Marino

Per capire la portata della protesta è bene partire dall’inizio, ovvero dai motivi che hanno accompagnato la nascita del Comitato cremasco per i referendum sociali. Come ha spiegato ieri in conferenza stampa Pasquale Marino, “in due anni il Governo Renzi ha promulgato una serie di riforme che investono gli ambiti della società e della vita delle persone, e si ispirano all’idea del mercato come unico regolatore sociale, pur in aperto disprezzo degli esiti referendari del 2011”.

L’opposizione alle manovre dell’Esecutivo trova concretezza nella formulazione di 6 quesiti e una petizione popolare. Quattro i temi coinvolti: scuola, trivelle, inceneritori e beni comuni. Quella scolastica è l’area tematica più sostanziosa: comprende 4 quesiti, ha dettagliato Iris Campostori, “nati in opposizione alla legge 107/2015, conosciuta come Buona scuola. Mettono in discussione le prerogative attribuite al dirigente scolastico, e contrastano l’intento di trasformare il luogo del sapere critico e dialettico in uno spazio dove veicolare valori lontani dall’idea di scuola pubblica sancita nella nostra Costituzione”. I quesiti chiedono l’abolizione della chiamata diretta dei docenti da parte dirigente, del potere di quest’ultimo di scegliere a chi attribuire la valutazione del merito, e dello school bonus, ovvero la possibilità per le scuole di ricevere erogazioni liberali da parte dei privati.

L’ultimo quesito inerente la scuola chiede l’abolizione dell’aumento di ore di alternanza scuola-lavoro per ogni studente (ora variabili tra 200 e 400). “Per com’è stata formulata – ha aggiunto Francesco Favalli, del Comitato per la difesa della scuola pubblica – l’Alternanza riflette l’inserimento di dinamiche aziendalistiche all’interno della scuola. Si passa dalle 70 ore originarie a 200 per il liceo e 400 per gli istituti tecnici. Gli studenti vengono messi in competizione con i lavoratori, consentendo così alle imprese di risparmiare sul lavoro. Tuttavia, è falso che un così altro numero di ore di alternanza agevoli l’inserimento degli studenti nel percorso lavorativo”.

Gli ultimi due quesiti riguardano invece tematiche ambientali. Il primo, ha chiarito Rocco Albano, “intende bloccare il Piano nazionale per nuovi e vecchi inceneritori contenuto nello Sblocca Italia (legge 133/2014)”; il secondo, rinominato Trivelle zero, “abolisce la possibilità di condurre nuove attività di ispezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi ma, a differenza del quesito del referendum di aprile, non si limita solo alle concessioni entro le 12 miglia marine ma estende il divieto a tutto il territorio nazionale”. Infine, la raccolta firme: “si tratta di una petizione popolare – conclude l’esponente del Comitato – inerente l’acqua pubblica e la gestione partecipativa del sistema idrico integrato, contro l’intenzione del Governo di aprire a privatizzazioni, in barba al referendum di 5 anni fa”.

La raccolta firme è già iniziata. Il prossimo appuntamento per la sottoscrizione dei quesiti e della petizione popolare è previsto il 14 maggio alle ore 15.30 in piazza Garibaldi – ma il calendario del Comitato prevede banchetti e gazebo ogni fine settimana. La campagna referendaria si concluderà entro fine giungo. Se sarà raggiunta la soglia per l’ammissibilità – almeno 500 mila firme – e la Corte costituzionale approverà la formulazione dei quesiti, la chiamata alle urne sarà indetta non prima del 2018.

Stefano Zaninelli

 

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