A. Vasta, Tavolo regionale Sindaci cremaschi ricevuti in separata sede
Si è insediato oggi alla sede territoriale della Regione di Cremona il Tavolo sul futuro dell’Area vasta, coordinato dal sottosegretario regionale Daniele Nava, primo passo formale per arrivare entro la fine di giugno ad una proposta di ridefinizione territoriale e di servizi delle ex province. Presenti il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, il presidente della Provincia Carlo Vezzini, i consiglieri regionali Alloni, Fava e Malvezzi, l’assessore Gianni Fava, i rappresentanti Anci. Assenti invece, come preannunciato, i sindaci dell’area cremasca che rivendicano un ruolo da protagonisti in questa fase di riorganizzazione territoriale. Eppure erano in nove, a Cremona, ad attendere Nava: i primi cittadini di Crema, Casaletto Ceredano, Offanengo, Casale Vidolasco, Pandino, Agnadello, Ricengo, Palazzo Pignano, Pieranica. Sono stati ricevuti in una saletta decentrata, anziché al Tavolo ufficiale.
“Francamente avremmo voluto essere presenti in questo primo tavolo istituzionale – afferma il primo cittadino di Crema Stefania Bonaldi subito dopo aver parlato con Nava -. Che vi sia una questione cremasca è noto, ci sarebbe piaciuto rappresentare le perplessità del cremasco direttamente al Tavolo, senza intermediazione. Abbiamo ribadito che non c’è nessuna guerra al territorio, trovo giusto che Cremona e Mantova vadano verso un’unione, tante cose le uniscono: il fatto di essere due bellissime città d’arte, la navigazione fluviale, l’autostrada. Ma il cremasco in questo perimetro non si sente rappresentato. Ci sarebbe piaciuto, fin dall’inizio, avere una dignità come territorio, essere presenti, anche solo come uditori. Ci è stato risposto che potremo essere presenti alla prossima seduta”.
Nava ha infatti detto che quello di oggi è stato solo l’insediamento del Tavolo, e che per una pura ragione formale non è stato consentito l’ingresso del coordinamento cremasco. Fare diversamente sarebbe stata un’anomalìa anche nei confronti di altri territori regionali.
“Non siamo soddisfatti – conclude Bonaldi – l’amarezza è doversi fare interpretare da altri. Adesso attendiamo i passaggi che seguiranno anche se, a prestar fede alle parole del presidente Maroni che intende definire le aree entro giugno, di tempo non ce n’è molto”.
Una ‘veste inadeguata’, così il cremasco definisce il nuovo assetto territoriale che si va delineando: unica area vasta Cremona – Mantova, sull’esempio della nuova azienda sanitaria Ats che ha sostituito le Asl. Il cremasco non ci sta: “Ma lo sapete che i cantoni in Svizzera hanno 17mila abitanti?”, risponde il consigliere regionale Pd Agostino Alloni, all’obiezione che lo spirito della riforma è creare aggregazioni territoriali più ampie delle attuali province. “Non è scritto da nessuna parte che i nuovi confini debbano corrispondere alle Ats. Perchè non ricalcare i confini delle Aler, allora? La verità è che si tratta di scelte puramente politiche”.
E Milano come risponde alle dichiarate intenzioni di matrimonio di Crema e Lodi? Per ora sta a guardare, lo dice anche Bonaldi: “Avranno a breve le elezioni, per il momento tutto tace. Ma proprio questo, invece, è per noi il momento opportuno per fare un approfondimento sul futuro dell’area cremasca e non certo per fare una guerra”. Insomma, per raggiungere l’obiettivo di una rappresentanza da lungo tempo inseguita. Come si legge in un commento apparso sul profilo Facebook di Stefania Bonaldi: ‘Avanti, sindaco, senza Cremona risolveremo i nostri problemi, con Lodi o Treviglio, ma lontani da Cremona’.
gbiagi