Enti locali, Agostino Alloni (Pd): "mirare al cantone Cremasco"
Niente area vasta con Cremona e Mantova, ma nemmeno con Lodi: la “terza via” proposta dal consigliere regionale Agostino Alloni è quella del cantone del Cremasco. La proposta permetterebbe di agire in autonomia ed aggregarsi in un secondo momento.
Primo: né con Cremona né contro di essa, ma un’area vasta del Cremasco. Secondo: evitare di corteggiare Lodi come fosse il primo amore ma piuttosto – terzo – agire perché in futuro ci si estenda in quella direzione. Quarto, e ultimo: affiancare alle funzioni i contenuti, dal distretto della bellezza alla cosmesi e le campagne en passant. Questo il piano in 4 mosse delineato da Agostino Alloni, consigliere regionale Pd, ieri sera all’incontro con sindaci e rappresentanze economiche in sala degli Ostaggi.
CREMASCO – Per capire ciò che sarà degli enti locali bisogna guardare a ciò che c’è. Il punto di partenza è la Regione, chiamata a disegnare le aree vaste o, come preferisce il governatore Roberto Maroni, i “cantoni”. “Ad oggi – ha spiegato Alloni – le leggi regionali non prevedono la creazione di aree omogenee. Esistono: il Cremasco stesso è un’unione omogenea di Comuni. Ma quando nasceranno non avranno funzioni. Quindi, bisogna andare nella direzione di mettere insieme il cantone Cremasco”.
CANTONI – Nell’immaginario maroniano il cantone assume la forma e le caratteristiche dell’omonimo svizzero. Tolto quello di Zurigo, ogni cantone comprende bacini urbani di circa 200 mila abitanti. Il Cremasco è il distretto più popoloso della ex provincia di Cremona e con i suoi 163 mila abitanti supera la portata delle aree vaste delle Regioni meno abitate. Da qui bisognerà partire per disegnare il futuro cantone cremasco, che in quanto a prospettive mira all’aggregazione con i territori confinanti ad ovest.
CON LODI – A proposito di aggregazione, “Credo sia sbagliato, ora, puntare tutto su Lodi – ha commentato Alloni – perché loro vogliono andare con l’area metropolitana. Se noi ora facciamo una richiesta specifica è chiaro che ci risponderanno di no, mettendoci in difficoltà. Mi risulta che la città metropolitana non intenda allargare la partecipazione al suo ambito; se le cose andassero in questo modo, solo dopo diventerà naturale mettere insieme il Cremasco e il Lodigiano, magari allargandosi fino al Trevigliese”.
VERSO MILANO – Se in quanto a principi, il sindaco di Casaletto Aldo Casorati ha concordato con Alloni, la proposta avanzata volgeva invece “all’unione del Cremasco e del Lodigiano in una robusta area omogenea all’interno della città metropolitana, formata da due territori continui di 394.576 abitanti e di 111 Comuni”. Piace invece al sindaco Stefania Bonaldi la proposta del consigliere regionale: “con la ridefinizione dell’area vasta si decide l’importante tema della localizzazione dei servizi e dei presidi”.
PROTAGONISMO – Più scettico s’è mostrato Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo. Nel suo discorso ha messo al centro il “protagonismo dei Comuni”, tema sostenuto dall’Anci: “occorre concepire le aree vaste come emanazione del potere di regolamentazione e le aree omogenee come articolazioni per la gestione dei servizi e l’interlocuzione con la Regione”. A tal fine diventerà fondamentale “che il Cremasco si costituisca in provincia come area omogenea – ha osservato con decisione Antonio Grassi (Casale) – in modo da farci prendere seriamente in considerazione”.
APPUNTAMENTI – Le intenzioni e la determinazione non mancano: “nonostante il nostro territorio non sia mai stato cremasco – ha chiosato Pietro Fiori, sindaco di Castelleone – noi come Cremasco stiamo già agendo su temi importanti come i servizi sociali, la sicurezza e la gara rifiuti”. Fondamentali saranno i prossimi appuntamenti in agenda, a partire da quello con Lodi del mese prossimo e arrivando a fine giugno, quando i Comuni saranno chiamati ad esprimersi – in maniera non vincolante – sul riassetto del territorio.
Stefano Zaninelli