Economia

Comparto agricolo,
Martina: “partiamo
dalla riorganizzazione”

Nella foto, il ministro Maurizio Martina.

Degli strumenti e delle sfide che il comparto agricolo e agroalimentare italiano dovrà affrontare si è parlato stamani, 22 febbraio, in sala Pietro da Cemmo. Al convegno Ciheam, credito e imprese agroalimentari hanno preso parte Gianni Bonini e Cosimo Lacirignola, esperti Ciheam, Roberto Dolboni e Mario Mancini – rispettivamente per la Popolare di Lodi e per il Banco Popolare – il sindaco Stefania Bonaldi e Maurizio Martina, ministro alla Politiche Agricole.

CONTAGIO – Temi quanto mai attuali, il credito nel comparto agricolo e le trasformazioni del settore hanno fatto da filo conduttore della mattinata. “Parlare a Crema della questione agricola collocandola nello scenario mediterraneo è un azzardo a cui partecipo volentieri – ha esordito il ministro – perché, al pari di altre filiere di produzione italiane, le dinamiche e i cambiamenti vissuti nel cuore del Mediterraneo impattano fortemente sulle esperienze dei nostri territori”.

SISTEMA – L’inquadramento della questione non può che essere sistemico: le crisi nel settori della zootecnia, così come quella lattiero-casearia, non sono una specificità italiana. Oggi più di ieri, i mercati mediterranei risentono di quanto avviene sulle coste a sud dell’Europa: secondo Martina “l’Italia è il ponte naturale dell’asse Europa-Mediterraneo. L’abbiamo visto con Expo, quando la questione mediterranea è emersa nella sua complessità. E proprio da qui dobbiamo iniziare a cercare nuovi strumenti ed energie”.

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Sala Pietro da Cemmo, un momento del convegno

CONFRONTO – Un primo approccio alla soluzione passa dalla competitività e dalla riorganizzazione: in questi termini “leggiamo la sfida lanciata dai nuovi paesi emergenti, specie in ambito agricolo e riguardo le politiche alimentari. Expo ci ha fatto scoprire che Paesi che noi consideravamo di terza o quarta fascia sono in realtà grandi player in innovazione, Paesi che hanno scommesso in maniera molto forte sulle nuove tecnologie, a partire dalla sicurezza alimentare”.

MODELLO – Rispetto alla situazione italiana, il ministro ha ribadito che “la capillarità nella diffusione delle aziende agricole su tutto il territorio è stato fin qui un punto di forza, ma può non essere sufficiente. Guardando ad esempio al settore del latte, il grande tema dell’assestamento del mercato europeo mi fa dire che, anche non avessimo avuto la fine delle quote latte, avremmo comunque dovuto discutere la riorganizzazione del settore, a partire da meccanismi interni alla filiera che fino a qualche mese fa erano praticamente inesistenti”.

RIORGANIZZARE – Dal dialogo tra settori produttivi e di trasformazione, fino ad arrivare al tema delle assicurazioni, “dobbiamo cercare di utilizzare il 2016 come l’anno in cui portare a compimento il lavoro di riorganizzazione del sistema. Questa è la vera eredità di Expo: affrontare la sfida strutturale, proseguire con la strategia per l’agroalimentare italiano sia dal punto di vista pubblico, col Ministero in testa, sia dalla parte degli operatori. Il modo in cui riorganizzeremo il rapporto tra credito ed esperienza d’impresa agricola e agroalimentare rimane un tema di cruciale importanza – ha concluso il ministro – e quella di oggi è un’importante occasione”.

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Sala Pietro da Cemmo, il pubblico presente al convegno

Stefano Zaninelli

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