Welfare aziendale
in Comune, la replica
del sindaco Bonaldi
“Spiace constatare che i consiglieri del M5S cremasco, sempre così solerti nel consultare le carte, talvolta prendano abbagli grossi come una casa, come nel caso del progetto di Welfare aziendale messo in campo per i dipendenti del Comune di Crema e dei Comuni del territorio. Del resto, con questa mania del sospetto e del complotto a tutti i costi, alla fine si rischia di inciampare e farsi male da soli”. Così si apre la lunga replica del sindaco Stefania Bonaldi alle critiche dei 5 Stelle in merito al progetto In…tempo. Di seguito, l’intervento completo.
“Innanzitutto sorprende che il M5S si accorga solo ora di questa iniziativa di Welfare Aziendale e dimentichi tutte le precedenti (portate avanti sempre in cordata con l’ASL) sul tema della conciliazione casa – famiglia – lavoro , che avevano come unici destinatari i lavoratori di imprese private. Con quest’ultima azione invece per la prima volta si coinvolgono anche i dipendenti pubblici (dei 50 comuni Cremaschi, di SCS e dell’Ospedale). Questo ampliamento della platea dei destinatari ai dipendenti pubblici secondo noi è un elemento di pregio del progetto, invece, secondo la logica dei 5 Stelle, diventerebbe una discriminazione.
Forse è questo aspetto che è sfuggito agli amici “grillini”: anche questo progetto prevede l’accesso ai benefici da parte di lavoratori privati; i lavoratori dei partner privati di FareLegami sono infatti già da mesi beneficiari di servizi agevolati. Inoltre è ancora possibile per un’impresa privata entrare nella rete per consentire ai propri dipendenti di accedere ai servizi conciliativi a costi agevolati (fino all’ esaurimento dei fondi) e/o a costi calmierati. Quindi dov’è il problema? Dove la discriminazione?
Probabilmente sfugge la finalità del progetto, che è in primo luogo quella di creare una mentalità secondo cui il “benessere aziendale ” è un valore. Il lavoro è uno dei “compiti vitali” di ciascuna persona, è un elemento “costitutivo”, oggi direi “esistenziale”. Dare più dignità al lavoro e fare in modo che una persona stia bene nel luogo in cui lavora è quindi una conquista di civiltà: la persona che sta bene sul posto di lavora è una persona più soddisfatta e questa condizione si riverbera sia nella sua vita professionale, sia nelle relazioni, sia nella vita extra lavorativa. Perchè sarebbe un disvalore?
La seconda finalità è comunque quella di impiantare un sistema di offerta che poi potrà essere accessibile per tutti i cittadini (andando oltre l’adesione delle imprese) a costi contenuti (non più agevolati una volta finito il finanziamento regionale). Per questo motivo un’azione specifica del progetto, attualmente in corso di definizione, è proprio la costruzione di una piattaforma di prenotazione e acquisto di servizi conciliativi aperta alla cittadinanza, portale che contiamo di potere lanciare nei prossimi mesi.
Alcune riserve riguardano i costi del progetto, tuttavia ribadiamo che i denari impiegati arrivano dalla Regione e non dal Comune, sulla base della adesione ad un Bando Regionale; seguendo la logica dei consiglieri del M5S, evidentemente non avremmo dovuto partecipare nè essere così bravi a classificarci ed accedere ai finanziamenti. Peraltro viene totalmente messo in ombra invece il valore indiretto che ha il progetto, con quei denari non si distribuiscono privilegi, ma, si favorisce anche l’occupazione, infatti ci sono persone che, grazie alla richiesta di prestazioni di Welfare aziendale, stanno lavorando per erogare i servizi conciliativi (operatrici ed operatori che stirano, fanno commissioni, sono impegnati nei servizi di babysitting).
Ma veniamo anche agli esempi di altri territori, come Casalmaggiore, che viene additato come modello. Nessuna classifica, semplicemente scelte diverse. In quel caso l’ente locale ha fatto un bando e ha distribuito le risorse ai beneficiari. Una volta finiti i soldi, si chiude il progetto. La nostra ambizione è diversa, come detto, noi puntiamo a costruire un modello che possa proseguire anche dopo: l’esigenza conciliativa infatti rimarrà anche dopo che le risorse regionali saranno terminate, ed è importante che i lavoratori, pubblici o privati, possano accedere a servizi conciliativi di qualità a costi contenuti.
Concludo, l’aspirazione del progetto e la sfida sono da un lato quella di diffondere in modo capillare l’idea del Benessere Aziendale come valore da perseguire, dall’altro quello di accompagnare il sistema di offerta a superare la dipendenza “esclusiva” da risorse pubbliche e a svilupparsi a partire da una domanda pagante di servizi, che possa generare anche occasione di impiego di persone disoccupate.
Spiace constatare che una interpretazione demagogica che, generalizzando, fa la solita facile e consumata ironia sui dipendenti pubblici, prenda di mira una iniziativa intelligente e moderna, che punta a risolvere problemi concreti. Chiunque si trovi a conciliare casa, famiglia e lavoro, sa bene di cosa stiamo parlando”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA