Cronaca

Il liceo Racchetti
Da Vinci adotterà
la settimana corta

Nella foto, un istituto del plesso Racchetti – Da Vinci e il dirigente, Celestino Cremonesi.

Cinque giorni di lezione al posto di sei e le ore rimanenti distribuite sui pomeriggi infrasettimanali. Il Liceo Racchetti – Da Vinci si prepara alla rivoluzione: a partire da gennaio 2016 la settimana corta diventerà realtà. Niente più sabati nel Piano dell’offerta formativa triennale: la settimana dei ragazzi diventerà un po’ più simile a quella degli adulti, sebbene il nuovo calendario scolastico stia già suscitando dubbi e perplessità. Ma procediamo con ordine.

LA DELIBERA – Il 26 novembre 2015 il Consiglio d’istituto del Rachetti – Da Vinci ha approvato la delibera che ratifica il calendario scolastico su cinque giorni settimanali (modello organizzativo già adottato, a Crema, anche dall’istituto Pacioli). Nel documento si fa preciso riferimento al fatto “che la provincia in maniera informale ha comunicato ai dirigenti scolastici che dall’anno scolastico 2016/2017 il sabato non sarà garantito il trasporto scolastico per gli studenti”.

OPPOSIZIONE – La notizia ha ricevuto il parere negativo del comitato degli studenti Sempre in lotta: “ci opponiamo fermamente alla settimana corta, a maggior ragione considerando il fatto che, tramite un questionario fatto circolare nelle classi, su un totale di 1600 studenti 1303 si sono espressi contrariamente. Il dirigente scolastico, ignorando qualsiasi confronto con i ragazzi, ha proseguito imponendo di fatto il cambio di orario”.

PEGGIORAMENTO – Secondo il comitato, il provvedimento porta con sé ripercussioni non banali: “significherebbe tornare a casa dopo 6 o addirittura 8 ore di lezione (la maggior parte degli studenti sono pendolari) e aver ancora tutto lo studio domestico. Il tempo per le attività extra scolastiche, già ridotto dai progetti di alternanza scuola-lavoro introdotti dalla Buona Scuola, diminuirebbe ancora di più. Infine, bisogna tener conto del fatto che alcuni studenti hanno già altre lezioni al pomeriggio”. Conclusione: “la settimana corta non risponde ad un miglioramento della didattica, anzi la peggiorerebbe”.

INIZIATIVE – “Chi in tutto ciò, ancora, ci rimette sono gli studenti e la scuola pubblica, sempre più vessata da tagli e sempre meno in grado di garantire un istruzione gratuita e di qualità”. Questa la presa di posizione degli studenti di Sempre in lotta, che affermano proseguiranno l’opposizione al provvedimento. Tra le iniziative previste in calendario, un volantinaggio presso le sedi dell’istituto mercoledì 16 dicembre attorno alle ore 8, prima di entrare in classe.

ESIGENZE – Rispetto alle critiche di mancato coinvolgimento degli studenti, il dirigente del Racchetti – Da Vinci, Celestino Cremonesi, spiega: “la stesura del Piano dell’offerta formativa triennale deve tenere conto delle esigenze del territorio e dunque anche degli enti locali e della provincia. Non si tratta di discutere di quante ore si faranno al giorno, ma di farsi carico di alcune realtà oggettive: l’assenza dei trasporti al sabato, l’indisponibilità del personale dovuta a carenze nell’organico Ata e le esigenze di una nuova didattica, non più basata sull’insegnamento ma sull’apprendimento”.

GLI ORARI – Rispedite al mittente anche le critiche rispetto all’organizzazione degli orari: “la scuola già prevede pomeriggi; con il Pof triennale – aggiunge Cremonesi – questa organizzazione verrebbe semplicemente istituzionalizzata. Dobbiamo far fronte a costi straordinari perché le ore di lezione, con il sabato, superano quota 36. Se lo Stato non sarà più in grado di far fronte agli straordinari, chi penserà alle coperture? Non solo: già oggi molti studenti sono impegnati in altre attività al sabato mattina – chi in Conservatorio, chi allo stage ed altri corsi – quindi a scuola ne vengono di meno; cosa facciamo, una scuola senza studenti?”.

RISPOSTE – Dunque le proteste degli studenti sono ingiustificate? “Capisco la preoccupazione degli studenti, che lamentano un carico eccessivo. Ma partono dal presupposto di una didattica passiva, mentre qui si tratta di un nuovo metodo di lavoro: quello dell’e-learning, dei gruppi di studio e dell’apprendimento in classe”. E rispetto al collegio docenti, spaccato sulla decisione? “Alcuni dei docenti che preferirebbero fare 5 giorni al posto di 6 sono gli stessi che vorrebbero tenersi il sabato per sé”, conclude Cremonesi. Settimana corta sarà, almeno fino al 2019. Sempre che genitori o docenti non portino la questione al Tar… Ma questa è un’altra storia.

Stefano Zaninelli

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