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Rete bibliotecaria
cremonese, Crema
approva il riassetto

Nella foto, il Consiglio comunale in seduta.

Nessun voto contrario alla delibera che pone il Comune di Cremona a capo della Rete bibliotecaria cremonese. Astensione per la minoranza di centrodestra – Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Lega Nord e Solo cose buone per Crema – poco incline ad assecondare il nuovo assetto organizzativo proposto dal comitato ristretto dei sindaci, in votazione in ognuno dei 102 comuni aderenti alla Rete bibliotecaria. Questo quanto emerso dalla seduta consiliare del 9 dicembre.

CONVENZIONE – Come ha spiegato Paola Vailati, assessore alla Cultura (nella foto a lato), tutto parte dalla Riforma Del Rio, che abolisce le province e induce a tagli e riorganizzazioni. Esigenza del comitato dei sindaci è “mettere al sicuro i servizi con soluzioni di per continuità che la provincia non era più in grado di garantire. La soluzione individuata, e condivisa dai 102 comuni aderenti, è intercettare l’interesse del Comune dicremonese, Crema
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Cremona e sollecitarlo ad assumere il ruolo di capofila”.

COSA CAMBIA – Il nuovo assetto entrerà in vigore l’1 gennaio 2016, per una durata di tre anni. Cremona creerà un’unità ad hoc per la Rbc composta da due operatoti (prima in carica alla provincia), che verranno enucleati nell’organico comunale. Importante la novità sul fronte economico: “abbiamo chiesto e ottenuto – ha specificato l’assessore – che le quote venissero ricalibrate in modo da non gravare maggiormente sui Comuni con il più alto numero di abitanti”. Il costo procapite per ogni cittadino passa dunque da 0,75 centesimi di euro a 0,5 centesimi di euro.

IL CREMASCO – Il riassetto è stato accolto con scetticismo dal Nuovo Centrodestra: perno delle critiche mosse dal capogruppo Laura Zanibelli è la domanda: “perché il Comune di Crema non si è candidato come capofila? È un ruolo che gli andava tranquillamente riconosciuto, anche in virtù dell’esenzione da oneri gravosi. Così, invece, si è rinunciato a risorse, personale, visibilità e a riconoscere l’esperienza significativa di Crema in quest’ambito”. D’accordo anche Tino Arpini – di Solo cose buone per Crema – che ha rivendicato il discorso identitario (condiviso da Forza Italia), fulcro del riassetto delle province: “noi non siamo cremonesi, noi siamo cremaschi”.

EVOLUZIONE – A dipanare alcuni dubbi è intervenuto anche il sindaco, Stefania Bonaldi: “è vero, saremmo potuti tornare alla Rete bibliotecaria cremasca, ma che senso avrebbe avuto alla luce di un percorso di rete sempre più ampio e funzionale? Sarebbe stato controproducente. Inoltre il Comune non avrebbe potuto farsi carico di due nuove assunzioni e il bilancio di Rbc sarebbe risultato sproporzionato. Se avessimo ragionato sul Cremasco l’avremmo fatto con Comunità sociale cremasca; non si tratta di cedere il passo a Cremona, ma di osservare i fatti da un’altra prospettiva”.

RISULTATI – Secondo Gianluca Giossi, capogruppo Pd, il risultato politico è duplice: la delibera garantisce un servizio funzionale e amplia la rete estendendola ad un Comune in più, che porterà nuovi servizi ed esperienze. Giudizio molto positivo anche da parte di Rifondazione Comunista e Sinistra ecologia e libertà, che con il capogruppo Emanuele Coti Zelati spiega: “all’utenza interessa esclusivamente che le cose funzionino. Bisogna fare i complimenti all’assessore Vailati, perché il sistema ora funziona e, addirittura, con un costo inferiore rispetto a prima”.

[Clicca sul link per lo schema di convenzione Rbc]

Stefano Zaninelli

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