Politica

In comune passa il regolamento
Unioni civili, c’è il registro

Il consiglio comunale e, nell’articolo, Emanuele Coti Zelati con la segretaria del suo partito Agnese Gramignoli

CREMA – Con 14 favorevoli, tre contrari, due astenuti e due che consiglieri se ne

sono andati prima del voto, da oggi Crema si è dotata del registri delle unioni civili, che comprenderà, come hanno spiegato in consiglio comunale ieri sera i sostenitori della proposta, solo le coppie dello stesso sesso, ma anche chi vive sotto uno stesso tetto e ha la medesima residenza. Un dibattito acceso, quello che ha portato alla votazioni, con toni anche al calor bianco e qualche epiteto che ci si poteva risparmiare. Alla fine il registro c’è e, come ha spiegato la sindaca Stefania Bonaldi, non si intende andare davanti allo stato, ma solo approvare e promuovere i diritti legati alla persona, che non danneggiano gli altri, un diritto in più che va ad aggiungersi a quelli già esistenti. Tuttavia, parecchi si sono dimostrati non convinti se non addirittura fieri oppositori della proposta. I consiglieri Simone Beretta e Alberto Torazzi se ne sono andati prima del voto, mentre Tino Arpini ha votato contro insieme, a sorpresa, con Emilio Guerini e il presidente del consiglio Vincenzo Cappelli; si sono astenuti Antonio Agazzi e Sebastiano Guerini, quest’ultimo appartenente alla maggioranza, che in prima battuta aveva votato contro questa istituzione e poi, ieri sera, si è astenuto perché ha sostenuto, non intende essere ostacolo a quelle persone che vivono un sentimento diverso dal suo. Irruento e  pieno di passione l’intervento di Emanuele Coti Zelati, propositore del registro che ha visto la sua battaglia andare a buon fine, anche se nel suo discorso a volte è scivolato su toni non consoni a una discussione corretta. Adesso si appresta la nuova modulistica dove, tra l’altro, non ci sarà più la scritta maternità e paternità, ma genitore 1 e genitore 2.

Ecco il comunicato di Sel, partito che ha fortemente voluto il provvedimento

Ieri, durante la seduta del Consiglio Comunale della nostra città, è stato finalmente approvato il Regolamento per il Registro delle Unioni Civili. Tale regolamento consente il pieno funzionamento del registro, la cui approvazione risale al 13 gennaio 2014. Anche se ancora molto resta da fare, innanzitutto a livello nazionale, siamo convinti che quello di ieri sia stato un importante passo verso una città più accogliente, più libera e migliore. Il nostro partito, anche su questo argomento, ha da subito iniziato un lavoro serio e propositivo, in linea con il programma che abbiamo contribuito a scrivere. SEL, lavorando a stretto contatto con la Sindaca Stefania Bonaldi, è riuscita a conseguire un risultato davvero importante, anche se, lo sappiamo, non certamente terminato. Siamo ben coscienti infatti che il nostro impegno debba continuare ad essere profuso per migliorare questa città: il registro delle unioni civili ed il suo regolamento sono chiaramente da intendersi in questo senso.

Infine, vogliamo ringraziare tutte le persone che, a vario titolo, hanno dato il loro fondamentale apporto per conseguire un così importante risultato.

Ma c’ anche chi ha fortemente e aspramente contestato. Ecco il documento di Laura Zanibelli (Ncd).

Venerdì  5 si è tenuta la commissione politiche sociali, convocata in seguito alla richiesta di diversi consiglieri comunali di minoranza, pur con posizioni politiche differenti sul tema. La motivazione era quella di poter conoscere l’eventuale impatto del Regolamento Unioni Civili su bilancio comunale (ad esempio per effetto del ricalcolo di riduzioni ed esenzioni tributarie quali TARI e TASI) e sull’accesso ai servizi a domanda individuale. Non son mancate dichiarazioni, ormai vecchie visto il tempo in cui è rimasto sepolto tra le carte della giunta, di consiglieri che indicavano come risultato positivo un diverso accesso ai servizi comunali. D’altro canto proprio all’art. 3 del regolamento proposto si dice che “nell’ambito delle proprie competenze il Comune provvede, attraverso singoli atti, a tutelare le unioni civili, al fine di superare situazioni di discriminazione e favorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio”.

Naturalmente avevamo richiesto la presenza dell’assessore alla partita, visto che in commissione politiche sociali abbiamo affrontato diversi temi riguardanti la regolamentazione dell’accesso ai servizi a domanda individuale (scuola materna, asilo nido) o al fondo comunale o emerge il tema case popolari o quello dell’applicazione del nuovo ISEE. Non avremmo pensato di trovarci davanti l’ASSENZA di qualsiasi rappresentante di giunta, dall’assessore ai servizi sociali Angela Beretta a quello dell’istruzione al sindaco. Eppure la data di convocazione l’ha scelta la maggioranza. Qualcuno era in imbarazzo? O non sapeva che dire? Per tentare di giustificarsi i consiglieri di maggioranza ricordano che nella commissione regolamenti dimezzata avevano chiesto di un eventuale ricaduta sui regolamenti comunali, che capiscono esser stata verificata o avvenire automaticamente. Già, ma le minoranze non c’erano, data l’assenza del numero di legale!

Poi risulta, a domanda precisa, che nel revisionare il Regolamento Unioni Civili proposto nessuno ha interpellato il dirigente preposto ai servizi sociali, che sicuramente conosce sia l’esperienza pregressa, che i regolamenti di accesso ai servizi, per verificarne la congruenza e l’impatto. Insomma, si va in consiglio senza sapere cosa ne sarà dell’impatto del Regolamento rispetto alle richieste d’accesso ai servizi o istituti di competenza comunali, né quali siano le situazioni di discriminazione, nell’ambito di competenza dell’ente locale. Ma forse non interessa veramente. Forse non è vero che vogliono togliere discriminazioni: quali se non le hanno analizzate? In che ambito visto che la validità del regolamento sarebbe limitata ai servizi comunali, non certo ai servizi presenti sul territorio ma di competenza di altre istituzioni?

D’altro canto il registro unioni civili utilizzerà l’iscrizione all’Anagrafe della popolazione residente nella medesima famiglia anagrafica; questa fa già fede per la regolamentazione d’accesso ai servizi comunali. Conviventi di qualsiasi sesso, età, paese d’origine, possono già dichiarare in comune di essere famiglia anagrafica (dal DPR 223/1989: Art. 4.  Famiglia anagrafica :   1. Agli effetti anagrafici per famiglia si intende  un  insieme  di persone  legate  da  vincoli  di  matrimonio,  parentela,  affinita’, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi  dimora abituale nello stesso comune.) Ecco nuovamente quello che il regolamento è: un puro atto politico che non ha nessun valore reale in assenza di una legge, che la maggioranza sperava arrivasse prima per non far emergere le diverse posizioni in seno alla maggioranza stessa e non assumersi responsabilità. Un regolamento che dimostra come solo scopo quello di puntare a dichiarare l’equiparazione sulla carta di matrimonio e convivenza anche tra persone dello stesso sesso. Non è più questione di diritti che non verrebbero né negati nè garantiti in più col nuovo Registro: è questione di una posizione culturale che prende sempre più piede in una situazione di sempre maggiore confusione relativistica. Si dovrà semplicemente prender atto di questa situazione o ribadire quello che è il valore anche sociale della famiglia, con le relative assunzioni di responsabilità, per lo sviluppo del paese? Riteniamo ancora che una politica veramente attenta ai diritti di tutti, non possa prescindere dal mettere in campo azioni a tutela della famiglia, nel rispetto dei singoli.   Altro è tutelare eventuali diritti, ritenuti ancora negati, di singoli, cui la legislazione nazionale deve occuparsi.

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