Economia

Taba, rischio esuberi:
lavoratori in sciopero
davanti alla ditta

“Purtroppo, siamo ancora qui”. Già: alla Taba Srl sembra di essere tornati indietro di tre mesi. Ma niente gazebo, questa volta. Il vento soffia forte, fuori come dentro l’azienda. Raffiche gelide, che preparano alla burrasca.

A luglio, l’azienda – operante nel settore automobilistico – chiese la Cassa Integrazione per 20 lavoratori: circa il 50% del personale. Durerà fino al 26 ottobre. Alla sbarra: il calo degli ordinativi e l’indisponibilità economica della ditta. I ritardi nei pagamenti sfociarono nella protesta di alcuni dipendenti, a fine mese.
Poi, il nuovo sciopero, deciso negli ultimi giorni. “A tutt’oggi – dichiara Simona Carminati, della RSU – siamo ancora in credito di tre mensilità e due rateizzazioni del mese di aprile”. Nulla è cambiato. Dei pagamenti neanche l’ombra. In compenso, fioccano le lettere di richiamo. “A settembre due lavoratori sono stati reinseriti dalla cassa integrazione – prosegue la sindacalista – ma dentro hanno ricevuto pressioni, e sono stati richiamati, con lettere di contestazioni disciplinari”.
Eppure, la ditta ha provato a reintegrare i cassintegrati. L’offerta è stata avanzata venerdì scorso, quando le rappresentanze sindacali sono state convocate dall’azienda. Offerta declinata da parte dei lavoratori. Il motivo? “L’azienda – spiega Carminati – da agosto, ha impiegato, a sua discrezione, personale da cooperative di lavoro, nonostante ci fossero persone a casa in cassa integrazione”. Questo ha fruttato all’azienda sanzioni da parte dell’Ispettorato del lavoro, e l’obbligo di riconvocare in azienda i lavoratori assunti. Nel frattempo, sempre nel mese di agosto, due lavoratori sono stati licenziati. L’unica colpa – così dichiarano – è quella di aver chiesto, con maggiore insistenza, ciò a cui avevano diritto: la busta paga. Come non bastasse, “quattro persone sono state protestate dalle banche sui mutui sulla prima casa”, riferisce Carminati. A nulla è servita la documentazione fornita, né l’intervento della CGIL: i loro conti sono stati bloccati.

Accordi, per ora, non sono ancora stati raggiunti. La Taba, dalla sua, ha chiesto ai lavoratori di rientrare e raddoppiare la produzione. In contropartita, metà rateizzazione di aprile. “Tuttavia, senza dare garanzie”, specificano le RSU. Ma il 17 ottobre sul piatto c’era molto di più. L’azienda pandinese ha paventato un piano di riorganizzazione del personale – un modo elegante, spiegano i sindacati, per annunciare i licenziamenti degli addetti in esubero. Le RSU hanno avanzato alcune proposte, che vanno dalla mobilità volontaria alla proroga della Cassa Integrazione. La prima ipotesi rimane la più papabile. Ma bisognerà attende il vertice di quest’oggi, 23 ottobre, tra azienda, legali e sindacati, per capire quali soluzioni potranno essere praticate.

Frattanto, “l’azienda, oltre che improperi e falsità, accusa l’attività sindacale e i lavoratori di far fallire l’azienda”. Lapidario il commento del sindacato: “no comment”. Proprio questi ultimi stanno valutando, assieme agli avvocati, se esistano gli estremi per procedere per vie legali. “La realtà non è certo rosea – conclude, eufemistica, Simona Carminati – ma noi andiamo avanti per la nostra strada; crediamo nella nostra persona, perché la dignità dell’uomo viene prima di tutto, prima dello stipendio e del lavoro”.

Zeta

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