Cronaca

‘Dammi i soldi o
sei morta’: rapinò una
lucciola, condannato

Ha riconosciuto il suo aggressore in foto sia all’epoca dei fatti che oggi in aula. La notte del 13 aprile del 2011, dopo essere stata rapinata, aveva descritto minuziosamente ai carabinieri l’automobilista che l’aveva abbordata a Vaiano Cremasco, il modello e la targa dell’auto. Sufficiente, per il collegio dei giudici composto dal presidente Pio Massa e dai colleghi a latere Pierpaolo Beluzzi e Christian Colombo, per giudicarlo colpevole. Marco La Cognata, gelese di 36 anni, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di prigione per rapina avvenuta ai danni di Stefania, 29 anni, romena, che oggi ha testimoniato contro il suo aggressore, assente in aula e difeso dall’avvocato Francesca Melillo.

La donna, che sta scontando una condanna definitiva per estorsione nel carcere di Bollate, per il pm Fabio Saponara non era però credibile. Molte le contraddizioni, tra cui le indicazioni imprecise fornite dalla prostituta sul luogo esatto della rapina, e la denuncia tardiva. Una richiesta di assoluzione, quella formulata dal pm, alla quale si è associata la difesa, ma non il collegio dei giudici, che depositerà la motivazione della sentenza entro 90 giorni.

Sentita oggi in aula, la lucciola ha detto di essere stata avvicinata da un uomo in auto, un uomo che non conosceva ma che aveva visto spesso aggirarsi nella zona a bordo di una Fiat Punto grigia. Dopo aver pattuito 30 euro per la prestazione sessuale, l’automobilista l’aveva fatta salire e portata nei campi, dove poi, armato di un grosso coltello da cucina, l’aveva minacciata con l’arma alla gola, dicendole: ‘Dammi tutti i soldi che hai o sei morta’. La donna era stata rapinata del cellulare e di 200 euro.

La vittima, ancora scossa per la paura, ha poi raccontato di aver fermato per strada un’auto dei carabinieri e di aver fatto denuncia successivamente, descrivendo l’aggressore e fornendo ai militari il modello e la targa della macchina. Dall’auto, i carabinieri erano risaliti all’imputato, e proprio in quell’occasione era emerso che in precedenza l’uomo era stato convocato nella caserma dei carabinieri a Milano perché ritenuto responsabile di un episodio analogo. Sia all’epoca dei fatti che oggi in aula, Stefania ha riconosciuto senza ombra di dubbio la foto del suo aggressore.

Sara Pizzorni

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