Economia

Commercio ‘in mutande’ in piazza a Roma
“Vogliamo certezze, vogliamo lavorare”

A protestare contro la vessazione fiscale, scende in piazza anche Rete Imprese. Circa 60mila, tra artigiani e commercianti, in Piazza del Popolo a ribadire le proprie ragioni. A misura dell’estremo disagio in cui versano aziende, artigiani e commercianti, l’ironica protesta di un ambulante cremasco, rimasto in mutande nel bel mezzo della manifestazione. “Lasciatemi almeno queste”, recita il cartello che si porta appresso.
A spiegare la giornata, Graziano Bossi, vicepresidente di Confcommercio Cremona, nonché responsabile dell’Associazione di commercianti per l’area cremasca.
Com’è andata la manifestazione di oggi?
L’afflusso è stato ottimo, la risposta da parte di tutti, di tutte le piccole e medie imprese è stata fantastica: più di 60mila persone. Di questi, come dichiarato dalla Questura, erano quaranta gli aderenti alla delegazione cremasca.
Che aria si respirava in Piazza del Popolo?
Un’aria fantastica: tranquilla e pacifica come sempre. Noi siamo per il rispetto delle leggi, quindi una manifestazione assolutamente pacifica ma che ha dettato l’ultimatum anche al nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Più nello specifico, oltre all’attenuazione della morsa fiscale, cosa chiedete al Governo che s’insedierà?
Ci auguriamo che quello che il nuovo Premier ha detto in conferenza venga mantenuto ed attuato nei tempi da lui indicati. Quindi in tre mesi riforme, possibilità immediata di sbloccare il patto di stabilità, in modo da poter svincolare i soldi per le imprese. Imprese, patto di stabilità e lavoro: questi sono i punti fondamentali. Diminuzione di un punto percentuale dell’imposta IRPEF, eliminazione dell’IRAP, insomma: cosa che chiediamo da tempo.
Quindi, più che una riforma del lavoro ne chiedete una di tipo economico?
Chiediamo una riforma sociale, partendo dalla legge in essere riguardante la defiscalizzazione delle aziende, in modo da poter concedere più contributi ai lavoratori e di conseguenza anche più respiro al commercio. Meno tasse ai commercianti e un adeguamento “al giusto”. Perché noi siamo sempre stati per pagare, ma pagare il giusto.
Negli ultimi tre anni si sono avvicendati ben tre esecutivi a Palazzo Chigi. Tutti e tre, almeno nelle premesse, di diverso stampo politico ed economico. Che quest’ultimo possa essere quello giusto per dare una sterzata alla rotta italiana?
Io non credo che voterò più, perché le speranze, purtroppo, sono cadute nel dimenticatoio. Non vogliamo più sperare. Vogliamo credere, invece, che chiunque prenda le redini del Paese Italia abbia la possibilità di investire nel più vivo settore dell’Italia, che sono le piccole e medie imprese sparse sul territorio. Dobbiamo mantenere l’impresa Italia in vita. Le lancio una provocazione: se domattina i commercianti, insieme agli artigiani, non dovessero più pagare l’IVA, lo Stato andrebbe direttamente in deficit e potrebbe finire in bancarotta. Ribadisco: noi non vogliamo più speranze, ma certezze. Vogliamo che colui che si prende l’onere e l’onore di traghettare l’Italia verso il futuro, si renda conto che la risposta ed il recupero da parte delle piccole e medie imprese è una parte importante, e non dev’essere messa in discussione. Devono fare gli interventi che chiediamo. Diversamente, chiediamo che il tutto venga passato in mano al popolo, perché può sembrare banale ma le ultime tre persone che hanno preso la Presidenza del Consiglio non sono state indicate dal popolo.

A fare eco al leitmotiv della manifestazione, anche il presidente della Confcommercio Cremona, Claudio Pugnoli: “Una grande giornata, molto importante, gli invisibili non sono più tali. 60mila piccoli commercianti e artigiani si sono ritrovati a Piazza del Popolo per manifestare la propria insoddisfazione. Amministratori pubblici e governanti ci sfruttano come bancomat. Il nostro orgoglio si è sentito e anche visto perché la piazza era stracolma di gente”. “Abbiamo partecipato per dire che non ci arrendiamo – afferma -, per difendere il nostro lavoro, la nostra dignità, il nostro futuro e quello del Paese. Chiediamo una svolta decisiva nelle scelte di politica economica del Paese, tenendo conto delle difficoltà e delle esigenze del mondo dell’impresa diffusa, dell’artigianato e del terziario di mercato. Le imprese, in attesa da troppo tempo di una ripresa che sembra non arrivare mai, chiedono azioni concrete e rapide e non più progetti astratti per la soluzione di problemi ormai indifferibili”.

“La mobilitazione di Roma – dichiara invece Giovanni Bozzini, presidente di Cna Cremona – è stata una manifestazione di protesta sì, ma soprattutto di proposta. Rete Imprese Italia vuole fortemente che il 2014 sia l’anno della svolta, che si vada oltre il sentiero dell’austerità, con azioni che rilancino realmente l’attività economica. Niente di complicato ma azioni semplici ed efficaci”. ”Abbiamo presentato un decalogo di proposte – aggiunge – per riformare gli assetti istituzionali e garantire la governabilità; attuare la riforma fiscale; far ripartire le imprese uscendo dall’emergenza occupazionale; erogare il giusto credito alle imprese; proseguire nell’azione di semplificazione; tornare alla legalità; portare a competere il maggior numero di imprese possibile sui mercati internazionali: innovare il sistema dei trasporti e della logistica; ridurre i costi energetici per le piccole e medie imprese; superare il Sistri. Tutte proposte che abbiamo messo sulla carta e sono utili per far ripartire il nostro Paese iniziando dalle imprese e per riflesso dalle persone e dalle famiglie. Abbiamo bisogno di questo”.

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