Cronaca

Il nuovo museo
del Duomo di Milano
parla anche cremasco

Il taglio del nastro del museo (fotografie concesse da Diana Castagna)

Ci sono pure contributi cremaschi, al nuovo grande Museo del duomo di Milano e al riallestimento del suo archivio: opere inaugurate lunedì alle presenza delle autorità e di un ristretto numero di invitati (tra cui il critico d’arte Philippe Daverio, protagonista di un breve intervento), da oggi (giovedì 7 novembre) definitivamente accessibile ai visitatori di tutto il mondo. Tra gli estensori del suo catalogo, di imminente pubblicazione, figurano Matteo Facchi, presidente della Società Storica Cremasca, e altri storici dell’arte che recentemente hanno studiato la cattedrale di Crema per i due libri realizzati da questa associazione. All’inaugurazione di lunedì era poi presente Marcello Palmieri, invitato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo – l’ente che dal 1387 ha costruito e tuttora custodisce il monumento simbolo di Milano – in quanto già autore di diversi articoli sul monumento pubblicati dal quotidiano Avvenire. E, sempre in quel contesto, l’impresa izanese Music System Sound è stata chiamata a gestire l’audio nella Sala delle colonne in Palazzo reale, sede del museo: il luogo in cui sono intervenute ufficialmente le autorità.
Di quella giornata, lo stesso Palmieri condivide una particolare suggestione: “Il presidente della Veneranda, Angelo Caloia, nei suoi interventi ha più volte sottolineato come il duomo sia un patrimonio di tutta la città, e non solo dei credenti. Queste parole – prosegue – hanno trovato piena dimostrazione nello spettacolo serale programmato all’interno della cattedrale. L’unico aperto al pubblico, multimediale, con tecnologie all’avanguardia”. Ebbene: “Ho visto decine di ragazzini qualunque, vestiti in modo semplice, con un linguaggio non propriamente oxfordiano, accalcarsi alle porte del duomo sperando di poter entrare. E si leggeva in volto, la loro delusione, quando le guardie hanno sbarrato i battenti dopo avere annunciato il raggiungimento della capienza limite”. Come a dire: il duomo attira tutti, indistintamente.
Ed ecco il nuovo museo: 26 sale, 54 opere e 13 aree tematiche. L’ha progettato Guido Canali, che all’inaugurazione ha spiegato la sua filosofia: “Allestimenti garbati, ma accattivanti. Luoghi del genere non devono essere noiosi”. L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha invece auspicato che “non manchino mai persone che facciano vivere questo nuovo dono fatto a Milano, all’Italia e al mondo”. In termini di “unioni tra diverse fedi, storie e competenze che hanno permesso di raggiungere questo risultato” si è espresso il sindaco, Giuliano Pisapia, poco prima che il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, ricordasse “l’impegno economico sostenuto per il duomo, nella speranza che anche lo Stato faccia la sua parte”. Promessa concreta, quella annunciata lunedì dal commissario unico per Expo 2015, Giuseppe Sala: “A ogni paese partecipante – queste le sue parole – proporremo di adottare una guglia”: un invito ad aderire alla campagna promossa dalla Veneranda fabbrica per contribuire alla salvaguardia del monumento. Che, solo per la manutenzione ordinaria, richiede oltre 20 milioni all’anno.


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