Cronaca

Tribunale, il sindaco scrive
al Ministro Cancellieri:
‘Costi troppo alti per il solo archivio’

AGGIORNAMENTO – Tribunale, ennesimo passo del sindaco Stefania Bonaldi per salvare il presidio. Il primo cittadino, in vista della ormai quasi certa imminente chiusura, e dopo il decreto che ne decreta l’utilizzo per i prossimi cinque anni solo come archivio, ha scritto al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Una lettera nella quale si fa presente che le spese fino ad ora a carico del comune, risultano essere eccessive per mantenere la struttura solo come archivio. Il sindaco quindi si auspica che possa rimanere attiva anche l’attività giudicante.
“Per continuare a garantire una giustizia celere, diffusa e capillare e per rendere più sensato il sostegno ai costi di gestione della struttura, che appunto si giustificano solo in presenza di un presidio erogatore di servizi ai cittadini e non semplice deposito o archivio. Si fa infatti presente che l’ultimo rendiconto delle spese del tribunale di Crema inviato al Ministero e riguardante l’anno 2012 attesta le seguenti “macro voci” di costo relative alla struttura: un fitto per il tribunale per 630.000 euro, cui si aggiungono altri 30.000 euro di fitto per l’ufficio dei giudici di pace, nel caso di Crema risparmiato dalla riforma.
E soprattutto spese vive, cioè costi di gestione, manutenzione ordinaria ed utenze per 355mila euro annui. Peraltro, dall’ anno 2004 il Comune di Crema non si vede più rimborsato dal Ministero l’affitto, riportato nel rendiconto come appunto “fitto figurativo”, circostanza di cui le amministrazioni che si sono succedute, inclusa la scrivente, avevano sinora preso atto in ragione della importanza e della strategicità del servizio reso ai cittadini, quello giudiziario. Diverso il caso dei costi di gestione, per i quali, sia pure con un meccanismo di anticipi e saldi con tempistiche molto diluite, e una compartecipazione dell’Ente Locale per circa 1/3 di quell’importo, è data copertura. Va tuttavia da sé che, nel momento in cui venisse meno ogni attività giudicante ed ogni servizio ad essa connesso (ad esempio quello del rilascio di certificati e di notifiche), sarebbe doveroso chiedersi se un impiego di risorse così ingente, da parte del Comune di Crema, ossia in ultima analisi dei cittadini cremaschi, per una mera attività di archivio e deposito, sia ancora giustificato e sostenibile e per quanto tempo”.

Il 13 settembre si avvicina, e le speranze di salvare il tribunale di Crema sono ormai ridotte al lumicino, se non nulle. E in attesa dell’arrivo della data fatidica, il quadro di quello che effettivamente accadrà ai tribunali ‘cancellati’ si sta delineando, grazie a 45 decreti firmati dal ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che autorizzano la prosecuzione di attività giudicante o l’utilizzo del tribunale come archivio. Sono 20 i decreti che permettono di continuare l’esercizio dell’attività giurisdizionale vera e propria, in generale fino ad esaurimento dei giudizi pendenti civili e penali pendenti, mentre 25 quelli che autorizzano, per un periodo variabile da qualche mese a cinque anni, la prosecuzione dell’utilizzo degli uffici anche se solo per archivi e deposito.
TRIBUNALE: CINQUE ANNI COME DEPOSITO E ARCHIVIO
Tra questi 25, come noto, rientra Crema. Il decreto emesso lo scorso 8 agosto e arrivato in città il giorno seguente, autorizza la prosecuzione dell’utilizzo del tribunale per cinque anni come archivio. Esclusa, invece, l’attività giudicante. A determinare la scelta, come si legge chiaramente nel decreto, sono stati due elementi: i no alla prosecuzione dell’attività giudiziaria da parte dell’ordine degli avvocati di Cremona e della corte d’appello di Brescia. Ad aver fatto richiesta, con delibere di giunta di poter utilizzare il tribunale anche per attività giudicante sono state invece le amministrazioni comunali, tra cui quella di Crema, che con una delibera di giunta aveva chiesto la proroga. Lo stesso aveva fatto Pio Massa, allora presidente ad interim del tribunale di Cremona.
Poche, quindi, le speranze. Restano comunque i due ordini del giorno approvati da Camera e Senato che obbligano il governo a rivedere la riforma della geografia giudiziaria, ma i tempi sono strettissimi, soprattutto se si pensa che le attività del parlamento riprenderanno il 6 settembre, e che il 9 ci sarà la discussione per la cosiddetta ‘agibilità politica’ di Silvio Berlusconi.
CONSULTA DEI SINDACI IN CAMPO
Intanto per il prossimo 5 settembre è convocato l’ufficio di presidenza della Consulta dei Sindaci cremaschi che dovrà discutere proprio del tribunale e di eventuali azioni da mettere in campo per cercare di evitarne, la settimana successiva, la chiusura.
“Ho convocato – spiega il presidente, sindaco di Ripalta Guerina, Gian Pietro Denti – l’ufficio di presidente per vedere se riusciamo a chiedere una sospensiva della riforma. Dobbiamo verificare se ci sono le condizioni di poterlo mantenere, magari portando in assemblea della consulta, una forma di protesa da portare avanti a livello governativo. Cosa faremo effettivamente ora non lo posso ancora sapere”.
Esclusa, secondo il presidente della Consulta, la possibilità che i comuni possano farsi carico delle spese di mantenimento del tribunale. “Di risorse nei comuni non ce ne sono, se vado in assemblea a chiedere ai comuni di pagare per mantenerlo faccio un buco nell’acqua, anche perché i bilanci sono quello che sono, e i colleghi sono un pianto unico per la mancanza di risorse. Anche chi ha già approvato il bilancio lo ha fatto senza effettivamente avere certezze. Questa credo sia una strada impercorribile”.
Della stessa opinione il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi: “Ci incontreremo come Consulta, ma non è pensabile che i costi della giustizia ricadano sui cittadini e sui comuni”.
Intanto l’inizio del trasloco da Crema e Cremona è previsto per il 12 settembre, ma sono in molti, soprattutto dipendenti, a storcere il naso all’idea di dover lavorare a Cremona. La questione sarebbe l’agibilità del palazzo di giustizia del capoluogo.

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