Animalisti inseguiti e speronati,
scuse dal titolare dell’allevamento
“Gesto eccessivo di mio padre,
ma c’è un clima d’odio”
Nella foto, l’allevamento e un’immagine tratta del video dell’inseguimento
Non ci sta il proprietario dell’allevamento di visoni di Dovera a passare come colui che ha allestito un lager nel Cremasco, e con un comunicato diretto alla stampa e una lettera inviata al sindaco del paese, Franco Mosetti, dice la sua verità dopo l’episodio di Ferragosto, quando animalisti sono stati inseguiti e speronati in auto dopo aver filmato (dall’esterno, dicono loro) l’allevamento. Il proprietario, Giorgio Moroni, 20enne, si scusa con i ragazzi che hanno subito l’aggressione messa in atto dal padre e da alcuni amici di quest’ultimo (un’azione che viene definita eccessiva) ma allo stesso tempo parla di un clima di odio che respira mentre lavora.
“Gli allevamenti di visoni, come di tanti altri animali – scrive – sono permessi dalla legge. Quello di Dovera non fa eccezione. In tempi di grave crisi economica e di diffusa disoccupazione giovanile, un giovane ha deciso, nel 2012, di intraprendere l’attività di allevatore di visoni impegnandosi economicamente, ricorrendo al credito bancario, chiedendo e ottenendo tutti i permessi e rispettando tutte le norme, comprese quelle relative al benessere animale.
Lo scorso inverno, nottetempo, un gruppo di persone si è introdotto nell’allevamento aprendo le gabbie e liberando oltre 1500 piccoli visoni, disperdendoli nella campagna e destinandoli così a morte sicura, causa il freddo, i predatori ecc. Nonostante il grave danno economico, il giovane allevatore non si è perso d’animo, ha cercato di salvare il salvabile e poi si è rimboccato le maniche e ha ricominciato da capo. Nel frattempo non sono mancate provocazioni e minacce di nuovi “raid notturni” da parte di alcuni gruppi di sedicenti animalisti. Ciò sta ancora provocando grande preoccupazione e tensione non solo da parte del giovane, ma della sua famiglia e dei suoi amici che ne conoscono i sacrifici. In particolare il padre che, in ferie il custode, è da settimane costretto a dormire in un locale di fortuna, annesso all’allevamento, per non lasciarlo completamente sguarnito.
E si giunge alla giornata di Ferragosto, quando, poco dopo mezzogiorno, un tranquillo pranzo sull’erba tra amici, venuti a far compagnia al padre (assente il giovane proprietario dell’allevamento, mai intervenuto in quel che poi accadrà) viene interrotto dal forte abbaiare del cane e dal suono dell’allarme dell’allevamento. Vengono viste le due persone che si allontanano dall’allevamento correndo precipitosamente verso i campi di granturco. Si pensa a un altro tentativo di danneggiamento e scatta l’inseguimento, per tentare di identificarle e denunciarle. Quel che accade dopo è risaputo, dispiace e l’azienda se ne rammarica, ma oltre ad altre considerazioni è giusto pure domandarsi se sia accettabile che un imprenditore si debba sentire minacciato in questo modo in casa propria, danneggiato economicamente, stressato psicologicamente, messo alla berlina dell’opinione pubblica come un organizzatore di lager di animali, da chi, pur legittimamente, è contrario all’allevamento dei visoni che invece di finire in tavola, finiscono in sartoria. E i maiali, i conigli, le pecore, le mucche, le trote, i cervi? Chissà poi perché questa discriminazione tra animali? La protesta è lecita, ma non la diffamazione e il danneggiamento, specialmente quando di mezzo c’è il futuro delle persone.
C’è da augurarsi che da questo brutto episodio scaturisca il buonsenso e torni per tutti un clima di serenità che lasci ciascuno libero, chi di lavorare e chi di protestare, ma nel rispetto delle leggi e specialmente della dignità delle persone”.
La lettera diretta al sindaco il proprietario esprime tutto il suo “rammarico per quanto è accaduto giovedì scorso, giorno di Ferragosto, con l’intrusione di due persone nella mia proprietà e la reazione di mio padre e di due altre persone”. “Una reazione (io personalmente non c’ero) certamente eccessiva – prosegue – e di cui mi sento di scusarmi con gli interessati in quanto titolare dell’azienda, ma vorrei che si comprendesse lo stato d’animo di continua tensione in cui da mesi siamo costretti a vivere. Nel comunicato (diretto alla stampa, quello pubblicato nella parte precedente dell’articolo, ndr) viene raccontata la situazione. Da parte mia le voglio soltanto aggiungere che sono un giovane di 20 anni che ha intrapreso un’attività di allevamento di visoni seguendo tutte le norme previste dalla legge. Non mi spaventano le difficoltà del lavoro e gli impegni economici che ho assunto con gli istituti di credito, quel che mi scoraggia è che ci siano persone intenzionate, come è già successo lo scorso gennaio, a danneggiare la mia impresa e a farmi passare come un torturatore di animali. Ribadisco: l’azienda rispetta tutte le leggi e le norme, compresa quella dell’igiene e della salute animale, come accade per qualsiasi altro allevamento di animali. La ringrazio per l’attenzione scusandomi ancora per quanto accaduto”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA