Ritrovamenti archeologici
lungo il metanodotto,
interrogazione in Provincia
AGGIORNAMENTO – Interrogazione in Provincia sui ritrovamenti archeologici lungo gli scavi del metanodotto Cervignano-Zimella. A chiedere delucidazioni in merito agli scavi è Eugenio Vailati del Partito Democratico, che venuto a conoscenza del ritrovamento tra Sergnano e Capralba di una villa rurale risalente forse al periodo romano, chiede alla giunta di Massimiliano Salini, di impegnare Snam Rete Gas che sta realizzando il metanodotto, a farsi carico di “eventuali costi per la rivalutazione del nostro territorio in senso storico-culturale oltre che ambientale”. Vailate chiede che tali costi “possano rientrare tra le opere compensative con costi previsti a carico della ditta Snam Rete Gas Spa che ha promosso il progetto. Questo prima che si proceda a asportare gli eventuali reperti rinvenuti per consentire il completamento dell’opera pubblica”.
Resti di una antica civiltà sotto i nostri piedi. Nuovi ritrovamenti archeologici durante gli scavi del metanodotto Cervignano-Zimella, in corso da alcuni mesi nel Cremasco. Pare, infatti, che siano una decina i ritrovamenti di resti che testimoniano varie epoche, nelle aree interessate dagli scavi per la realizzazione dell’autostrada del gas. Ultimo tra questi, una villa rurale romana che sta emergendo in questi giorni a Sergnano. Una ennesiama testimonianza nel territorio, dove per certo sono state già ritrovare delle tombe dell’epoca romana a Ricengo, che purtroppo, sarebbero state trafugate qualche settimana fa. Da alcuni giorni, in effetti, un pool di archeologi, agli ordini della Sovrintendenza per il beni archeologici della Lombardia, guidata a Cremona da Francesco Muscolino. Si tratterebbe di indagini che rientrano nella normale attività della Sovrintendenza ogni qual volta, in occasione di grandi opere come il metanodotto, emergono reperti archeologici. Stando a quanto si apprende, la villa non sarebbe monumentale e presenterebbe una architettura piuttosto spoglia, ma non è ancora possibile stabilirne le dimensioni essendo gli scavi iniziati da pochi giorni. Un modo per conoscere meglio la zona che fino ad ora non è mai stata sottoposta, tranne in occasione di passaggi di cantieri, a studi archeologici approfonditi, che dureranno, nell’area di Sergnano almeno sei mesi. Già una quindicina di anni fa, in occasione di altri lavori nell’area di via Vallarsa erano emersi altri reperti archeologici, così come un paio di anni fa, durante gli scavi per il metanodotto Cremona-Sergnano. Pare, da quanto riportato dal sito ‘Ricerca archeologica geofisica applicata’, della società comasca Ra.Ga, che ha assistito archeologicamente gli scavi del quel metanodotto, che durante quegli scavi siano stati ritrovati “62 siti di interesse archeologico su un tracciato di circa 45 km, che includono: due necropoli dell’epoca del bronzo medio, un “silos” dell’epoca del bronzo medio-finale; due importanti ville d’epoca romana, numerosi siti di fattorie d’epoca romana ed, associati, fossati della centuriazione e strade “glareate”, alcune delle quali sono state individuate attraverso i solchi lasciati dalle ruote dei carri. Inoltre sono state documentate numerosissime fornaci di epoca post-medievale”.
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