Politica

Papa con valigia tornato da trionfatore
La Chiesa è risorta a Copacabana?

La prima uscita nel mondo di Papa Francesco – un viaggio in Brasile iniziato e terminato con l’immagine storica del Pontefice che si portava la borsa – è stato uno straordinario successo. Ricco di messaggi. Riassunti (lunedì) in aereo per i giornalisti, in un botta e risposta di quasi 90 minuti. L’ultima “partita” di una settimana indimenticabile. Che farà bene alla Chiesa, ai fedeli, al suo Apparato. In tal caso si potrà dire che la Chiesa è risorta a Copacabana.

Certo non sono mancati coloro che hanno “eccepito” non condividendo taluni suoi “comportamenti populisti”, come ha osservato (sabato) sul Corriere Piero Ostellino.”Il Papa non è uno di loro. Lui è il rappresentante di Dio in terra. Sta dove la Storia lo ha collocato. E lo sa”. E poi, per non essere frainteso:” Non è scendendo al livello dei fedeli, lusingandone le ingenue ma anche più radicali credenze, che la Chiesa può sperare di recuperare il prestigio e l’autorevolezza perdute con i molti scandali. Diciamola tutta: Papa Francesco, con le sue sortite, sta esagerando…”. E’ così?

Tre o quattro cose, ora che il viaggio è terminato, vanno in ogni caso fissate.

1. Papa Francesco,come peraltro faceva Wojtyla, ha dato quella credibilità alla Chiesa che il freddo Ratzinger non aveva saputo dare. E’ riuscito ad infiammare la folla di Rio senza pretendere di fare catechismo.

2. Tre milioni di giovani raccolti sulla spiaggia di Copacabana – un lungomare simbolo della festa e della trasgressione – sono la conferma che il “ciclone Francesco” ancora una volta ha saputo coinvolgere ed entusiasmare. Ha trasformato Copacabana in una Woodstock dei fedeli. Questa invasione record ha certificato la potenza del cattolicesimo. Ai giovani ha detto:”Adesso la Chiesa conta su di voi, il Papa conta su di voi. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali”.

3. Papa Francesco ha ricordato quello che i giovani volevano sentirsi dire. E cioè che non può esserci “pacificazione” nella miseria e nella ingiustizia. Qualcuno, presto, lo accosterà a Che Guevara (cubano di origine argentina). E poi: “Abbattete l’odio”. Quindi”Gesù è meglio di un Mundial”. “Cristo è un allenatore che ci chiama nella sua squadra”. “Gesù sta con i perseguitati”. Nelle favelas, al quarto giorno, aveva detto:”Abbandoniamo la logica dei soldi”. E al ritorno, in aereo, è ritornato sull’argomento,sullo Ior (“ho fiducia negli uomini e nella commissione”).

4. Infine i gay. Con l’enciclica “Lumen Fidei” presentata prima del viaggio (88 pagine sul dialogo fra fede e ragione), Papa Francesco ha sottolineato come sia la fede ad illuminare le nozze uomo-donna. Quanto ai gay in aereo è stato tranciante:” Chi sono io per giudicareun gay?”. La Chiesa, ha rimarcato, non teme la notte dove va smarrendosi l’umanità. Lavoro da fare ce n’è tanto. Il Papa sulla spiaggia ha varato la “Rivoluzione della tenerezza”. Basterà?

Enrico Pirondini

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